Alcune delle osservazioni che di solito vengono mosse al mondo delle tecnologie, e al computer in particolare, soprattutto quando quest’ultimo dà l’impressione di «prendere il sopravvento» sulle capacità umane, sottolineano che le macchine non potrebbero esistere senza l’uomo, che il computer è soltanto uno strumento, uno «stupido» strumento a disposizione dell’utente, etc. È vero, il computer non esisterebbe senza l’uomo, ma, quasi paradossalmente, oggi lo sviluppo tecnologico ci mostra una società quasi totalmente condizionata (sebbene non controllata) dalle macchine.Anche il mondo della scuola non ha resistito al fascino, e spesso alle illusioni, della tecnologia, ma che il computer sia utile per insegnare e, soprattutto, per apprendere, è un’affermazione ancora tutta da dimostrare. La tecnologia non ha avuto ancora un’influenza significativa nell’apprendimento perché, da un lato, la realtà scolastica non ha saputo liberarsi da alcuni pregiudizi, dall’altro si è quasi sempre cercato di riproporre attraverso un ambiente nuovo, quello elettronico, molte delle dinamiche didattiche tradizionalmente usate a scuola, ma il computer, si sa, non si presta a duplicare il consueto rapporto docenteallievo, nel quale permangono strategie comunicative impossibili da riprodurre attraverso una macchina.Allora, se si vuole che l’informatica offra un terreno fertile all’apprendimento, il computer deve essere affidato allo studente, affinché egli possa compiere scoperte ed esperimenti in un personale ambiente di ricerca, per poter essere in grado di costruire attivamente le proprie conoscenze ed esplorare un microcosmo ricco di esperienze logiche, di simulazioni e di approfondimenti. In questo modo, la «macchina per calcolare» si trasforma in un ambiente privilegiato che consente una vasta pluralità di strade per far emergere la creatività di chi lo utilizza e può, finalmente, essere definita non più un semplice strumento, ma un «laboratorio sperimentale per attività mentali».
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