Le logiche della massificazione espositiva risultano sempre più inadeguate nei confronti di un consumatore che vaga, disorientato e oppresso dalla variabile tempo, all’interno di punti vendita che sembrano essere la rappresentazione scenica del disagio metropolitano, sempre meno in grado di proporsi come luogo ideale di riparo dallo stress, dall’ansia e dalla velocità di cui la quotidianità si fa portatrice. Lo shopping rischia così di essere percepito come un’attività coercitiva: in forza delle sue troppe informazioni e della sua poca chiarezza il commercio moderno ricorda sempre più il caos dell’urbanizzazione, contribuendo a disorientare ulteriormente un consumatore alla costante ricerca delle emozioni di cui la contemporaneità si fa sempre più avara. In questo contesto l’esperienza consente di soddisfare, all’interno del punto-vendita, esigenze sempre meno legate all’approvvigionamento di beni e servizi e sempre più legate alla “sopravvivenza psicologica” degli individui. Consente inoltre di valorizzare l’esistenza, attraverso la mobilitazione dei sensi, sgravando la quotidianità della sua connotazione materiale, evocando “universi simbolici”, spesso ideali, carichi di significato, contenuti e soprattutto valori. L’obiettivo del volume è quello di fornire, tanto agli studenti quanto agli operatori di settore, spunti di riflessione sui cambiamenti dell’ambiente sociale e sui condizionamenti che ne derivano nei modelli di acquisto e di consumo nel passaggio ad una nuova “era economica“: quella dell’esperienza. L’approccio metodologico seguito per la stesura del libro fa ampio ricorso a case histories per supportare efficacemente le tematiche oggetto di trattazione.
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