Per alcuni l’Umbria è il “cuore verde” d’Italia, un autentico paradiso turistico: natura incontaminata, borghi e cittadine di grande fascino, un patrimonio d’arte per molti versi unico. Per altri è il “cuore rosso” del Paese: un modello di stabilità politica, di convivenza sociale e di corretta amministrazione. Ma quanto rispondono a verità, dal punto di vista storico e dell’attualità politica, immagini così stereotipate? L’Umbria è davvero, come spesso si continua a ripetere, un’“isola felice”, una sintesi virtuosa di spirito francescano e di socialismo manageriale, di “buona vita” e di “buongoverno”? Prendendo spunto dalla cronaca degli ultimi anni, il libro di Campi intende suggerire un’immagine dell’Umbria meno agiografica di quella abitualmente veicolata a livello ufficiale e, al tempo stesso, più articolata e complessa: l’immagine di una regione alle prese con storici problemi di identità, territorialmente frammentata, demograficamente in via di progressivo invecchiamento, con una struttura sociale ed economica largamente dipendente dai trasferimenti pubblici (nazionali ed europei), priva di ricambio politico-istituzionale e di un effettivo pluralismo, con una società civile scarsamente autonoma e dinamica e una sfera pubblico-partitica che svolge un ruolo debordante rispetto agli altri attori sociali. L’idea di fondo del volume è che il sistema di potere costruito nel corso degli anni dalle forze politiche di sinistra abbia fatto il suo tempo e che proprio ad esso vadano imputati il rallentamento nello sviluppo economico, il conformismo che oggi caratterizza il dibattito pubblico regionale e lo scarso dinamismo delle sue componenti sociali. Per l’Umbria, che pure ha grandi potenzialità e risorse, è forse giunto il momento di ripensare la propria storia, di rinunciare a idee e visioni progettuali non più all’altezza dei tempi e di costruire il proprio futuro su basi diverse da quelle del passato.
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