Se, dopo più di un decennio di dibattito, il modernismo è una categoria ormai definitivamente acquisita alla critica e alla storiografia letteraria italiana, lo stesso non può dirsi della sua periodizzazione e dei suoi confini. I saggi raccolti in questo volume intendono verificare sui testi l’utilità (e le limitazioni) della categoria, il suo potenziale per l’articolazione di nuove interpretazioni delle opere maggiori e minori della nostra modernità e di nuove mappe del campo letterario fra il tardo Ottocento e la prima metà del Novecento, andando oltre il “canone” modernista fin qui accertato, fondato sul genere del romanzo e sulla triade Pirandello-Tozzi-Svevo. Situando il modernismo italiano in un contesto europeo e allargando la rete di “problemi, autori, opere” da analizzare, il volume si propone dunque di reiterare e verificare la proteicità del modernismo, una proteicità produttiva che ne fa non una gabbia nella quale inserire e “normalizzare” questo o quell’autore, quanto piuttosto un orizzonte di problemi all’interno del quale collocare i tentativi di risposta che sono le opere stesse. Saggi su Zola, De Roberto, Pirandello, Svevo, Tozzi, Papini, Soffici, Rebora, Marinetti, Montale, Ungaretti, Pavese.
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