Un’indagine snella che permette di zoomare sulle diverse espressioni artistiche, in particolare pittoriche, che danno qualità alla Chiesa di Sant’Agostino di Perugia. Il capoluogo umbro, oltre a possedere una tradizione pittorica locale, è una città attenta e pronta ad accogliere, dai territori circostanti, validi interpreti artistici nonostante la grave crisi del Trecento.
Perugia in campo artistico resiste e non arriva al collasso, concedendo spazi in cui si continua a produrre e a “vivere”. I cantieri attivi nel suo tessuto urbano, aperti a maestranze forestiere, testimoniano la tenacia della città che non si lascia completamente travolgere dall’instabilità del momento. Le richieste subiscono una flessione “qualitativa”: la peste causa vittime illustri anche tra gli artisti e ciò consente a città come Perugia e Orvieto, di far emergere maestri meno noti e questa ricerca lo conferma.
Perugia insegna e ci consegna un messaggio di assoluta modernità, perfettamente applicabile a tutti i contesti socio-economicamente sfibrati: saper individuare dei canali attivi, propositivi nelle evidenti difficoltà; saper reagire alla crisi generale e generalizzante, evitando chiusure che producono solo ulteriori isterilimenti del tessuto sociale; essere abili nel saper curare e valorizzare gli ambiti, in questo caso quello artistico, in cui è ancora possibile operare e produrre.
Tatiana Magrini dopo la laurea nel 2005 in Conservazione dei Beni Culturali conseguita con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Perugia, nel 2008 consegue l’abilitazione SSIS per l’insegnamento in Storia dell’Arte. Negli anni successivi svolge attività di docenza presso scuole secondarie di II grado, nei corsi di formazione professionale e attività di cultore della materia in Sociologia e Criminologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia e presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Dal 2006 svolge attività di collaborazione in studi professionali per la valutazione, con ingegneri e architetti, dell’impatto antropologico, sull’utenza e sulla cittadinanza dei progetti e delle nuove immagini comunicative. Si occupa di ricerche storico-artistiche per progetti di recupero e restauro di opere d’arte, promossi e finanziati dalla Soprintendenza dell’Umbria, SBPA-SBSAE e dal 2013-2014 è docente di Antropologia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia.
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