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Rassegna stampa
La produzione Morlacchi è stata recensita in più occasioni dagli organi di stampa. In queste pagine raccogliamo tutti gli articoli di quotidiani e riviste nazionali e internazionali che si sono occupati dei nostri volumi.
CENTO CASE DI PIETRA
Il Messaggero - 28.06.2008
di E.Lo
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"Cento case di pietra", non solo ricordiLa vita spartana di un piccolo paese dell'Appennino negli anni difficili della ricostruzione, le antiche tradizioni superate dall'incalzante modernità sono rievocate da Ferdinando Sciamannini nel romanzo "Cento case di pietra" (Morlacchi editore). Storie di vita arcane e fiabesche, di una piccola comunità di persone semplici; storie ricche di passioni, sentimenti, sapori, sudori, stenti, miseria, credenze, ribellioni silenti che riportano indietro nel tempo, non senza una dolce malinconia, che, a tratti, fa rimpiangere la semplicità di un mondo fatto di poche, povere cose, ma di profondi valori esistenziali.Ferdinando Sciamannini, ternano a lungo insegnante e promotore di diversi laboratori di scrittura creativa, con abilità narrativa, ha pennellato un ambiente, ne ha fatto memoria, ha fissato un mondo che in poco tempo si è perso, rapporti umani e amicizie intensamente vissuti e per questo ancor più forti nei ricordi. Nel libro si trova un altro mondo e tutte le cose di quel mondo. Un mondo che non c'è più, con tutto quello che c'era e che ora è assai diverso: la dura vita dell'isolata comunità montana, i suoi abitanti, i giovani che lasciano la casa per andare a trovare miglior fortuna in città e il paese che vive un doloroso abbandono. Ricordi animati dai sentimenti che Sciamannini evoca nei personaggi principali del suo romanzo: il piccolo Marco e il forestiero Augusto, l'uno pieno di fantasie e con una grande voglia di apprendere, l'altro scrittore alla ricerca di se stesso, distanti per età ma simili nei sogni, con un comune desiderio di emanciparsi e con lo stesso amore per la scrittura. «Scrivere è conoscere se stessi si legge in un passo del libro - rischiando anche di ferirsi e dannarsi. E' l'opposto del trincerarsi dietro i silenzi... ...scrivendo, Marco aveva vissuto vite che non gli appartenevano, in quelle vite si era calato come un burattinaio con le sue maschere». Amicizie ed emozioni che segneranno indelebilmente la vita dei due e di tante altre persone dell'antico paese.«La scrittura è spesso un viaggio scrive nella prefazione Alida Nardini assessore alla scuola e all'università del comune di Terni - e questa volta una sorta di pellegrinaggio, dentro ricordi, emozioni, immagini che, anche quando non vissute in prima persona, sono diventate nel tempo, per vie diverse, pane di ognuno di noi, patrimonio collettivo, identità culturale del nostro popolo, fatto di contadini, di montanari, di valligiani, di pescatori». Un libro con un suo messaggio «di grande valori educativo - spiega la professoressa Nardini - dove gli abitanti di Morgiano si conoscono tutti e tutti si rapportano gli uni con gli altri; comunicano, anche quando si detestano o vengono alle mani. Il vivere di oggi è altra cosa, è individualismo, solitudine, spesso neanche desiderati, piuttosto subiti, per incapacità di entrare in contatto con quante circondala persona umana... la natura, gli animali, gli altri. E questo il nodo antica che vincola l'uomo: esserci per condividere o dolorosamente percorrere una vuota, solitaria esistenza, all'insegna dell'inutilità».
di E.Lo
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"Cento case di pietra", non solo ricordiLa vita spartana di un piccolo paese dell'Appennino negli anni difficili della ricostruzione, le antiche tradizioni superate dall'incalzante modernità sono rievocate da Ferdinando Sciamannini nel romanzo "Cento case di pietra" (Morlacchi editore). Storie di vita arcane e fiabesche, di una piccola comunità di persone semplici; storie ricche di passioni, sentimenti, sapori, sudori, stenti, miseria, credenze, ribellioni silenti che riportano indietro nel tempo, non senza una dolce malinconia, che, a tratti, fa rimpiangere la semplicità di un mondo fatto di poche, povere cose, ma di profondi valori esistenziali.Ferdinando Sciamannini, ternano a lungo insegnante e promotore di diversi laboratori di scrittura creativa, con abilità narrativa, ha pennellato un ambiente, ne ha fatto memoria, ha fissato un mondo che in poco tempo si è perso, rapporti umani e amicizie intensamente vissuti e per questo ancor più forti nei ricordi. Nel libro si trova un altro mondo e tutte le cose di quel mondo. Un mondo che non c'è più, con tutto quello che c'era e che ora è assai diverso: la dura vita dell'isolata comunità montana, i suoi abitanti, i giovani che lasciano la casa per andare a trovare miglior fortuna in città e il paese che vive un doloroso abbandono. Ricordi animati dai sentimenti che Sciamannini evoca nei personaggi principali del suo romanzo: il piccolo Marco e il forestiero Augusto, l'uno pieno di fantasie e con una grande voglia di apprendere, l'altro scrittore alla ricerca di se stesso, distanti per età ma simili nei sogni, con un comune desiderio di emanciparsi e con lo stesso amore per la scrittura. «Scrivere è conoscere se stessi si legge in un passo del libro - rischiando anche di ferirsi e dannarsi. E' l'opposto del trincerarsi dietro i silenzi... ...scrivendo, Marco aveva vissuto vite che non gli appartenevano, in quelle vite si era calato come un burattinaio con le sue maschere». Amicizie ed emozioni che segneranno indelebilmente la vita dei due e di tante altre persone dell'antico paese.«La scrittura è spesso un viaggio scrive nella prefazione Alida Nardini assessore alla scuola e all'università del comune di Terni - e questa volta una sorta di pellegrinaggio, dentro ricordi, emozioni, immagini che, anche quando non vissute in prima persona, sono diventate nel tempo, per vie diverse, pane di ognuno di noi, patrimonio collettivo, identità culturale del nostro popolo, fatto di contadini, di montanari, di valligiani, di pescatori». Un libro con un suo messaggio «di grande valori educativo - spiega la professoressa Nardini - dove gli abitanti di Morgiano si conoscono tutti e tutti si rapportano gli uni con gli altri; comunicano, anche quando si detestano o vengono alle mani. Il vivere di oggi è altra cosa, è individualismo, solitudine, spesso neanche desiderati, piuttosto subiti, per incapacità di entrare in contatto con quante circondala persona umana... la natura, gli animali, gli altri. E questo il nodo antica che vincola l'uomo: esserci per condividere o dolorosamente percorrere una vuota, solitaria esistenza, all'insegna dell'inutilità».
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