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Luigi Bonazzi
Autobiografia
Isbn: 9788860745903
Collana: Gli umbri. Biografie e memorie
Nella quaresima del 1862, sentendosi scemare le attrattive per la vita avventurosa e zingaresca abbracciata dopo le giovanili esperienze di seminarista, finanziere, maestro di grammatica, nonché per il mestiere di attore – prima eccellente generico, poi egregio caratterista, come ebbe ad esprimersi Ernesto Rossi – esercitato durante un ventennio su tutti i palcoscenici della penisola, Luigi Bonazzi si ridusse nella nativa Perugia. Egli prendeva in tal modo congedo da quell’arte drammatica che aveva costituito per lui – più degli amici, dei libri e delle donne – l’amore e il motore dell’intera esistenza. “Dacché il nonno a circa sei anni mi portò al teatro, – avrebbe scritto infatti nell’Autobiografia – questo non mi uscì più di mente. Io andavo con tanta gioia a vedere una rappresentazione teatrale, che tutti quelli che incontravo per via in opposta direzione, mi parevano infelici perché non andavano al teatro. Ho poi avuto occasione di provare con maggiore estensione quel che valesse quella felicità”.
Franco Bozzi
Autobiografia
a cura di Franco Bozzi
Isbn: 9788860745903
Collana: Gli umbri. Biografie e memorie
€ 10,00
Nella quaresima del 1862, sentendosi scemare le attrattive per la vita avventurosa e zingaresca abbracciata dopo le giovanili esperienze di seminarista, finanziere, maestro di grammatica, nonché per il mestiere di attore – prima eccellente generico, poi egregio caratterista, come ebbe ad esprimersi Ernesto Rossi – esercitato durante un ventennio su tutti i palcoscenici della penisola, Luigi Bonazzi si ridusse nella nativa Perugia. Egli prendeva in tal modo congedo da quell’arte drammatica che aveva costituito per lui – più degli amici, dei libri e delle donne – l’amore e il motore dell’intera esistenza. “Dacché il nonno a circa sei anni mi portò al teatro, – avrebbe scritto infatti nell’Autobiografia – questo non mi uscì più di mente. Io andavo con tanta gioia a vedere una rappresentazione teatrale, che tutti quelli che incontravo per via in opposta direzione, mi parevano infelici perché non andavano al teatro. Ho poi avuto occasione di provare con maggiore estensione quel che valesse quella felicità”.
Franco Bozzi
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