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Arcimboldo perugino - presentazione

Sergio Ragni
Processo a tartufo. Storia di una bisbetica
 


Isbn: 9788860745972
Collana: In versi

€ 8,00

«Sergio Ragni è stato uomo di teatro. Sin da quando, giovanissimo, assieme al compagno e amico di sempre Giampiero Frondini, ne scoprì la forza dirompente, per poi immaginare e dare corpo, assieme, all’avventura dei Cut, della Fontemaggiore, del Teatro in Piazza e di tanti altri «viaggi» rimasti scolpiti nella memoria collettiva della sua amata città, Perugia, e di questa Regione che tanto deve al suo lavoro di intellettuale e uomo di cultura. Innamorato del teatro. Assetato e instancabilmente curioso. Capace di farsi continuamente sorprendere e stupire, con un sentimento quasi infantile che gli accendeva gli occhi chiari e limpidissimi di una luce improvvisa, potente, sincera, irresistibile e contagiosa. Incapace di farsi deludere sino in fondo o sentirsi veramente tradito dal teatro. Grande affabulatore, trascinatore di gruppi compositi, di tutte le età, indistintamente di lingua italiana o stranieri, dai cinesi ai cileni passando per tutte le etnie che hanno affollato le sue lezioni all’Università per Stranieri di Perugia, al Centro Universitario Teatrale, nei teatri dell’Umbria dove teneva i suoi affollatissimi incontri di formazione del pubblico, gli «smontaggi» critici degli spettacoli e le affascinanti lezioni di una storia del teatro vista come viaggio vivo attraverso gli spettacoli, gli attori, i registi e le messinscene e non come mero elenco di autori condito di date e opere; oppure in giro per il mondo, sino all’università cilena, dove era riuscito ad incantare con la sua passione indomita, mai affievolita o intaccata negli anni».

Ciro Masella

Informazioni sull'autore

SERGIO RAGNI (Perugia 1935-2013) è stato regista, scrittore, docente di Storia del teatro all’Università per Stranieri e al CUT di Perugia. A Perugia si era laureato in Giurisprudenza, ma la sua vera passione era il teatro, al quale si dedicò sin da giovane, come attore e regista, fondando, insieme con Giampiero Frondini, la Fontemaggiore. All’inizio il suo interesse si appuntò soprattutto sugli autori in lingua francese (per anni è stato insegnante di francese nella scuola), da Giraudoux a Ionesco, poi, prese avvio per lui la fase del teatro politico, nel ’62 con una manifestazione di solidarietà a Dario Fo, epurato dalla televisione, quindi nel ’63 al Festival dei Due Mondi di Spoleto con le pantomime di Frondini, Tirando a morire. A partire dal 1964 è stato tra gli ideatori e animatori del Teatro in Piazza, significativa esperienza teatrale, che portava lo spettacolo all’aperto nei più diversi luoghi della città e si riproponeva di avvicinare un pubblico popolare attraverso adattamenti teatrali, di cui Ragni era spesso autore e regista, da Boccaccio, da Ruzante, dal Roman de Renart, da fiabe popolari, da Molière, sino alla traduzione in dialetto perugino del Mistero buffo di Dario Fo, unica operazione del genere in Italia autorizzata dall’autore, cui lo legava un rapporto di stima e amicizia.
Dopo un tentativo di teatro epico in dialetto (Che ‘l vilan bono o malnato sempre a l’inferno è destinato), sulla scorta delle ricerche condotte da Tullio Seppilli sulla festa contadina umbra di Sega la vecchia, nel 1973 ha elaborato un originale esperimento di teatro antropologico, collazionando i materiali registrati in un testo replicato in seguito decine di volte, in occasione di feste popolari. Nel 1977, con Neanche un nome da scrivere sul muro, di cui scrisse il testo e curò la regia, rievocò la lotta clandestina antifascista a Perugia. Nel 1987, insieme con Roberto Tessari, ha scritto Da Goldoni a Ronconi (Editoriale Umbra), analisi della regia ronconiana de La serva amorosa, mentre nel 1990 un suo diario delle prove de Le tre sorelle di Cechov, dirette da Ronconi nuovamente per il Teatro Stabile dell’Umbria, è stato pubblicato nel volume Ronconi dalla scena al video (Torino, Rosenberg & Sellier). Nel 1987 ha vinto il premio “Giuseppe Fava” con Antigone ancora, nel 1990 il premio “Vallecorsi” con Processo a Tartufo, pubblicato dalla rivista “Hystrio”, mentre Storia di una bisbetica, suo ultimo lavoro teatrale, viene qui stampato per la prima volta.

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