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Ennio Cricco
Dante perugino
 


a cura di Sandro Allegrini


Isbn: 9788860747150
Pagine: 214
Anno di pubblicazione: 2015
Collana: La grande letteratura in perugino

€ 15,00

L’operazione fatta da Ennio Cricco va oltre i limiti di un semplice “trasbordo”, poiché implica sia l’emotività che la razionalità, richiedendo la capacità di calarsi in un mondo lontano, i cui connotati vanno colti e trasferiti hic et nunc.
Insomma: tradurre come trans ducere, ossia “portare al di là, traghettare”.
Ma Cricco ha fatto di più: ha voluto raccontare la Commedia nel codice ristretto dei nostri vecchi, come se si trattasse di un’affabulazione tenuta dal nonno intorno al camino, in quelle cupe sere d’inverno,  quando il racconto era atteso da parte dei piccoli di casa, tra ansia e trepidazione, condite di paura. Perché erano più belle proprio le storie che non ti facevano dormire o ti inducevano ad allungare il piede verso quello del fratello, per cercare una presenza rassicurante, tra il soffio del vento che sibilava sinistro, o s’insinuava nella camera da letto attraverso qualche vetro rotto.
Aver chiesto le illustrazioni, ardite e modernissime, al pittore Stefano Chiacchella non sembri una stravaganza. Mi è parso, infatti, che la lettura in chiave pop (che, in questo caso, corrisponde veramente a popular) degli episodi danteschi si armonizzasse perfettamente con la facies popolare della traduzione di Cricco.

Informazioni sull'autore

Ennio Cricco nasce il 7 giugno 1921 da modesta famiglia perugino-magionese a Bolzano, dove il padre ferroviere venne destinato nel primo dopoguerra. La fanciullezza e la prima adolescenza trascorrono, pertanto, nel difficile contesto sociale della Bolzano littoria, fra la sorda ostilità della popolazione di lingua tedesca e lo spavaldo trionfalismo del nascente regime fascista.
Nonostante una precoce inclinazione artistica e letteraria, è costretto a indirizzarsi verso gli studi tecnici che, comunque, porta a termine brillantemente.
Nel 1941 viene chiamato di leva alle armi. Sergente di Artiglieria in Grecia, è poi nominato Sottotenente e inviato in Sicilia nel 1942. Dopo lo sbarco degli Americani a Gela, nel 1943, viene fatto prigioniero e internato in Algeria, da dove rientrerà solo a guerra finita, nel 1945.
Gli anni difficili del Dopoguerra lo vedono intento a riannodare i fili della sua formazione culturale interrotta: consegue nel 1946 la maturità artistica presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia e accede poi alla Facoltà di Architettura, sempre nel capoluogo veneto. Abilitato, per concorso nazionale, all’insegnamento del disegno, si dedica alla Scuola come docente di Disegno di Costruzioni e Topografia.
Dal 1968 al 1975 fa parte del Direttivo bolzanino di «Italia Nostra», nel cui ambito pubblica varie ricerche storico-artistiche su alcune emergenze architettoniche atesine, lavorando nel contempo al rilievo architettonico e alla relativa documentazione storico-fotografica.
Attivo in Provincia di Bolzano per la Commissione Tutela del Paesaggio, collabora anche con la rivista «Pagine di Ecologia». A quegli anni risalgono i primi scritti in lingua magionese-perugina, a testimonianza di come Ennio Cricco abbia sempre conservato nel cuore un fortissimo attaccamento alla terra di origine degli avi. Terra che – nonostante i natali sudtirolesi – ha sempre avvertito come intimamente propria.
Collocato in pensione nel 1975, può dedicarsi con maggior libertà alla pittura e alla scrittura, suoi primitivi amori. Vive tuttora a Bolzano. È sposato da 56 anni, ha un unico figlio e un solo nipote.

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