Le regole della guerra, frutto della secolare elaborazione filosofica e giuridica europea, esistono e sono universalmente riconosciute. Tuttavia dobbiamo constatare che molto spesso lo jus in bello, quando si confronta con il campo di battaglia, subisce una sorta di erosione scoprendo la sua intrinseca fragilità. La guerra è territorio della politica, dunque del negoziato e del pactum. La battaglia è la traduzione in atto della violenza, per sua natura incoercibile, pressoché impermeabile alle norme pattizie. Ogni battaglia, in un certo qual modo, scrive le sue regole, dettate dalla risultante di forze tra esse incongrue e contraddittorie che scaturiscono da comportamenti umani, eventi imponderabili, scelte irriflessive, valori, passioni. Porre la questione delle “regole della battaglia” significa affrontare, in contesti diversi, il problema dell’evanescenza delle limitazioni giuridiche alla violenza bellica quando queste si misurano con l’irruzione dell’aggressività, del terrore e della morte.
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