La presa di coscienza della fragilità, quale stato di fatto ontologicamente antropico, costituisce un passo essenziale nel percorso di costruzione di una pratica di resilienza, poiché, solo riconoscendo la comune matrice di vulnerabilità, si possono trovare i mezzi adeguati per affrontarla e sostenerla, facendone un punto di forza e un sostegno collettivo.
Il linguaggio, quale elemento riempitivo dello spazio di convivenza sociale, gioca un suo ruolo fondamentale, come mezzo attraverso il quale si entra in comunicazione con gli altri, si condividono le diverse categorie di concetti e quindi anche l’essere, tutti, vulnerabili.
I saggi raccolti in questo volume rappresentano un esempio di come qualsiasi metodo di diffusione, del presente come del passato, denunciando, manifestando e affrontando in solidarietà la vulnerabilità comune, possa attivare un processo che conduca, non a una strategia di protezione “a tutti i costi”, ma, come nota Judith Butler, a superare la “propria” vulnerabilità, esponendola, raccontandola, proiettandola verso gli altri, relazionandola con quella di tutti.
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