Dopo la lunga parabola antinarrativa che aveva segnato le avanguardie del Novecento tra modernismo e postmodernismo, l’arte della narrazione oggi sembra godere di una straordinaria reviviscenza e disseminazione transmediale, e la stessa delimitazione tra narrativo e antinarrativo diventa sempre più tenue e sfumata. I saggi qui raccolti provano a far dialogare diverse declinazioni critiche del performativo – dall’approccio semiologico e filologico a quello sociologico e mediologico, dalla critica letteraria e culturalista alle estetiche teatrali e visuali – per investigare alcuni aspetti salienti di questa doppia urgenza affabulatoria e performativa del contemporaneo, come la questione della memoria, il dibattito sul genere, lo spettro delle tecnologie. L’articolazione del volume è scandita in tre sezioni strettamente interrelate: la prima offre una disamina dello storytelling come pratica sociale e ricreativa in relazione al quotidiano, alla memoria e al capitale culturale; la seconda discute la decostruzione del genere e le dinamiche recitative della performance come narrazione incarnata; la terza affronta la traduzione interculturale di verbale e visivo e illustra alcuni casi di spiccata rimediazione di elementi vocali, orali e musicali.
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