Il contributo che si presenta in questo volume è il frutto di ricerche originali sulle musiche che Francesco Morlacchi (1784-1841) ha scritto su testi di Dante: due cantate del conte Ugolino composte nel 1805 e nel 1832 e il sonetto Venite a intender li sospiri miei del 1835. Ispirato a Dante è anche il melodramma Francesca da Rimini del 1839, che però è su libretto di Felice Romani e rimasto incompiuto. L’Ugolino del 1805 per soprano e quartetto d’archi fu creato a Bologna, al termine del perfezionamento musicale di Morlacchi alla scuola di Mattei e all’epoca della sua aggregazione all’Accademia Filarmonica. Il testo è costituito dalle terzine 13-25 del canto XXXIII dell’Inferno: trentanove versi che contengono la narrazione fatta dallo stesso Ugolino della sua tragica storia. Il registro vocale che il compositore ha scelto per il nobile pisano lasciato morire di fame con i figli nella torre in cui era stato imprigionato è quello del soprano, perfettamente in linea con la tradizione musicale del Settecento, che vedeva nei cantanti evirati i più prestigiosi interpreti dei ruoli eroici maschili. – A questa giovanile quanto affascinante opera di Morlacchi è collegato il disegno dell’Ugolino di Pelagio Palagi, tornato alla luce proprio quest’anno e che abbiamo scelto come immagine della copertina del volume. Esso non rappresenta una semplice seppur pertinente giustapposizione iconografica, ma è un’opera uscita dallo stesso contesto culturale bolognese frequentato dal compositore e, come la cantata, illustra la vicenda umana del protagonista che non esibisce la nudità delle anime infernali, ma indossa storicizzati abiti signorili. L’Ugolino del 1832 per basso e pianoforte fu scritto a Dresda e dedicato al principe Giovanni di Sassonia, un appassionato cultore di Dante nonché traduttore di tutta la Divina commedia in tedesco. Il testo è costituito dalle terzine 1-26 e parte della 27 del canto XXXIII dell’Inferno: settantanove versi che comprendono l’introduzione alla narrazione di Ugolino e l’epilogo seguito dall’invettiva finale «Ahi Pisa, vituperio delle genti», resi con un austero «declamato con musica» che non indulge a ripetizioni. – Il sonetto del 1835 Venite a intender li sospiri miei per basso e pianoforte tratto dalla Vita nova anticipa l’interesse dei compositori del pieno Ottocento e oltre per il Dante stilnovista delle rime, più vicino alla tradizione della poesia per musica. Per le composizioni inedite, sono state approntate le edizioni critiche. Completano la pubblicazione i facsimili delle opere analizzate.
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