Da qualche decennio, ormai, la storia della scuola e delle istituzioni educative ha subito una profonda mutazione che ha spostato verso la storia sociale e culturale un settore che tradizionalmente insisteva di più sul versante della storia della didattica, delle idee pedagogiche con l’obiettivo di verificare l’impatto delle leggi, delle circolari ministeriali sul tessuto educativo. Un approccio quest’ultimo che spesso relegava in un angolo i protagonisti delle istituzioni educative: i maestri, gli scolari, le famiglie e anche le istituzioni preposte al loro funzionamento. Non sempre gli studi hanno trovato un equilibrio tra questi due versanti, che si scorge invece essere perfettamente mescolati in questo lavoro, attraverso una capillare ricerca negli archivi locali e nazionali. Al termine, un quadro inedito, di lungo periodo, della scuola a Todi; uno studio importante che nessun altro comune umbro, e pochissimi altri in Italia, possono vantare di avere. Un vero e proprio “studio di caso”, che evidenzia, al contrario di quanto si potrebbe supporre, la sopravvivenza di non pochi elementi delle “politiche” e delle tradizioni formative preunitarie, poco conosciute e in genere trascurate. Agli albori del periodo unitario, il dibattito culturale tra le varie anime del liberalismo sull’organizzazione sociale del Regno d’Italia e sul ruolo della Scuola nel Paese si concentrò sui problemi più gravi con i quali l’Italia unita doveva confrontarsi, tra questi quelli dovuti all’arretratezza culturale, industriale, tecnologica e soprattutto al fenomeno dell’analfabetismo, di gran lunga maggiore che nel resto d’Europa, con punte nella regione dell’Umbria di oltre il novanta per cento.
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