Alla luce dei più recenti studi, la vita culturale della Napoli spagnola del Cinquecento appare oggi meno «ristagnante» e più aperta di quanto pensato fino ad ora, teatro di un dialogo plurilingue, in cui, per ovvie ragioni storico-politiche, sono soprattutto l’italiano e lo spagnolo a prevalere. Esempi di translinguismo, transcodificazione e «tramutazione», in ambito poetico, alludono a processi di interazione culturale ben più dinamici di quello che i soli nomi di Carvajal, Cariteo, Garcilaso, Tansillo, Laura Terracina e gli autori delle Rime et versi per Giovanna Castriota lasciano intendere; nel teatro, la tecnica del plurilinguismo pare trarre nuova forza e nuova linfa dalla multiforme realtà urbana partenopea, come attestano Torres Naharro e Della Porta; Costo, infine, dà prova di un fenomeno al quale nemmeno la novellistica sembra restare immune.
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