"La radio segue il governo!”. Con questa perentoria direttiva di Mussolini anche la radiofonia, nel delicato periodo della “transizione” (1943-45), si trova a riprodurre la scissione del Paese in due tronconi: la RSI che assorbe l’EIAR e parte del suo personale e il Regno del Sud da dove, sotto il controllo degli Alleati, riprende l’attività delle stazioni antifasciste. Ma nel clima cupo che aleggia sul Nord Italia durante il periodo di Salò, la radio, oltre a veicolare informazioni, vuole essere anche fonte di svago con i suoi programmi di intrattenimento e di musica. E le due dimensioni sono legate a doppio filo nella propaganda di guerra. Da queste premesse si sviluppa l’indagine del libro che prende in considerazione il sistema radiofonico dell’EIAR-RSI (canale ufficiale, stazioni parallele, false emittenti clandestine, singole testate dedicate a temi specifici dell’info-propaganda e radio collaborazioniste) e le significative esperienze di radiodiffusione partigiana, le quali cercano di opporsi al poderoso apparato nazifascista anche sul terreno della propaganda. Lo sguardo rivolto al paesaggio sonoro che fa da sfondo all’esperienza di Salò si profila così come un contributo interessante alla conoscenza di quei drammatici seicento giorni di vita italiana, oltre che una sfida coinvolgente dal punto di vista storiografico.
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