Sulla ricchezza, sulla varietà e sull’armonica complessità del verso leopardiano, mirabilmente condotto dall’autore ad una perfezione stilitico-espressiva che non ha eguali nella nostra letteratura, si è già scritto con evidente sovrabbondanza e per ogni dove, sicchè non è il caso di ripetere quanto è stato già dipanato o compiutamente argomentato, per cui non è il caso di riprendere il già tanto trattato tema relativo alla presenza degli autori greci e latini, classici e non, nei versi degli Idilli, così come i fiumi d’inchiostro versati per raccontare l’evoluzione degli stili poetici leopardiani venutisi a creare tra l’inizio e la fine della produzione lirica del poeta recanatese non consentono di riprendere, in questa specifica sede, dei temi e degli argomenti in merito ai quali è stato detto, in concreto, tutto quanto era possibile dire o intuire. Obiettivo specifico della monografia in oggetto è, invece, quello di affrontare un aspetto non molto noto dell’ispirazione poetica leopardiana colta nella sua variegata complessità, ovvero la ripresa d’immagini e di luoghi danteschi, sussunti all’interno di un mirabile disegno poetico ed interpretativo che contribuiscono a rendere tale rivisitazione leopardiana assai simile al prezioso frutto derivante da una scelta lungamente ponderata e maturata da parte dell’autore e tale da regalarci intermezzi lirici di ampio respiro. Il volume in oggetto, ripercorrendo le tappe più importanti e le fasi maggiormente incisive del processo di maturazione poetica ed espressiva del Leopardi, intende dunque evidenziare il valore ed il significato degli apporti danteschi all’interno di tale, suggestivo cammino di elaborazione e di maturazione del verso della canzone libera leopardiana.
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