Con la Dichiarazione di Mosca (30 ottobre 1943) gli alleati sostennero ufficialmente l’idea dell’Austria prima vittima dell’aggressione hitleriana e annunciarono di voler ricostituire, alla fine della guerra, un’Austria libera e indipendente. Fu questo un passaggio fondamentale perché, da una parte riconobbe al paese danubiano un ruolo peculiare durante il conflitto, garantendoli nel dopoguerra un destino profondamente diverso da quello della Germania, dall’altra rese possibile la rinascita dei partiti e la ricostruzione delle strutture democratiche. Ciò fu possibile grazie alla teoria di paese vittima (Opferthese), che permise alle forze politiche (ÖVP, SPÖ, KPÖ) piena legittimità e autorità, anche se cancellò con un colpo di spugna le responsabilità austriache nella guerra. L’occupazione dell’Austria da parte delle potenze vincitrici, la specificità della realtà politica determinatasi nel paese dopo il 1945, con la realizzazione di uno stabile partenariato politico-sociale tra popolari e socialisti, unitamente alla collocazione politico-ideologica della “questione austriaca”, ossia la firma del Trattato di stato per il ripristino della completa sovranità, nel più ampio contesto della guerra fredda, resero l’Austria un unicum nella realtà europea del dopoguerra. La complessità della questione austriaca si inserì nelle dinamiche di potere e di equilibrio internazionale delle potenze vincitrici, portando inevitabilmente i negoziati sul Trattato di stato a protrarsi fino al 1955, poiché la questione austriaca fu utilizzata dalle due superpotenze come strumento di pressione per la soluzione della più complessa questione tedesca.
Basato su di una pluralità di fonti archivistiche, il volume affronta il decennio dell’occupazione interalleata (1945-1955) ricostruendo i diversi momenti e analizzando le problematiche di natura politica e diplomatica che, a livello nazionale e internazionale, portarono a un prolungamento dell’occupazione, impedendo che la “questione austriaca” potesse essere risolta in tempi più rapidi.
Luca Lecis è ricercatore in Storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università di Cagliari. Ha pubblicato diversi saggi sulla storia politica, sociale ed ecclesiale dell’Austria contemporanea, tra cuiLa costruzione dello Stato-Nazione in Austria. Una “comunità immaginata”? («Ricerche di storia politica», 3/2014) e Collateralismo e disimpegno. Chiesa e cattolici in Austria tra autoritarismo e democrazia 1932-1952 («Revue d’histoire ecclésiastique», 3-4/2013).
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