Il libro illustra le modalità con cui certe composizioni liriche satiriche anonime criticano la figura femminile della società inglese dei secoli XII-XVI. Attraverso una visione misogina di antica tradizione, l’attacco verso atteggiamenti e abitudini delle donne, considerati inadeguati, diventa motivo di derisione pubblica e monito per far riflettere e scongiurare ogni eventuale loro sconvenienza ai danni del prestigio maschile.
La satira nei confronti della “donna-mare”, volubile e incostante, vista solo nella sua funzione di madre e moglie all’interno della famiglia, riconferma ancora una volta la posizione maschilista nei suoi confronti. La denigrazione cui viene sottoposta è espressione di un timore reale, legato alla contingenza storica dell’Europa del tempo, in cui la donna sta acquisendo un ruolo sociale più attivo e partecipe che da una prospettiva maschile si rivela sempre più allarmante e pertanto da contenere e arrestare.
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