Giacomo Leopardi
Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani
Non gettate sassi nello stagno di Fabrizio Scrivano
Settori disciplinari:
L_FIL_LET_10
Isbn: 9788860749543
Pagine: 200
Anno di pubblicazione: 2018
Collana:
Re-lab – M&O. «Quaderni della memoria e dell’oblio». Materiali per la narrazione dell’Italia disunita
Non è il Discorso un saggio umoristico, dominato da una ironia sostanziale, forse anche sottile e acuta, liberamente divertito nel smascherare i vizi degli italiani? Un saggio liberatorio che nei non costumi degli italiani ritrova un’esistenza positiva, vitale, spontanea, vicina all’immaginazione. Un testo senza indulgenza, senza blandizia, senza consolazione al perdersi delle proprie identità.
[...] Primieramente dell’opinione pubblica gl’italiani in generale, e parlando massimamente a proporzion degli altri popoli, non ne fanno alcun conto. Corrono e si ripetono tutto giorno cento proverbi in Italia che affermano che non s’ha da por mente a quello che il mondo dice [11] o dirà di te, che s’ha da procedere a modo suo non curandosi del giudizio degli altri, e cose tali. Lungi che gl’italiani considerino, come i Francesi, per la massima delle sventure la perdita o l’alterazione dell’opinion pubblica verso loro, e sieno pronti, come i Francesi ben educati, a soffrire e sacrificar qualunque cosa piuttosto che incorrere anche a torto in questo inconveniente; essi non si consolano di cosa alcuna più di leggieri che della perdita eziandio totale (giusta o ingiusta che sia) dell’opinione pubblica, e stimano ben dappoco chi pospone a questo fantasma i suoi interessi e i suoi vantaggi reali (o quelli che così si chiamano nel linguaggio della vita), e chi non si cura d’incorrere per amor di quello in danni o privazioni vere, d’astenersi da piaceri, ancorché minimi, e cose tali. Insomma niuna cosa, ancorché menomissima, è disposto un italiano di mondo a sacrificare all’opinion pubblica, e questi italiani di mondo che così pensano ed operano, sono la più gran parte, anzi tutti quelli che partecipano di quella poca vita che in Italia si trovava. [...]
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