Le elezioni europee ci consegnano una nuova geografia politica. Non si tratta però della rivoluzione evocata in campagna elettorale da Salvini, che avrebbe dovuto consegnare il Vecchio Continente nelle mani dei sovranisti. Questi partiti sono avanzati un po’ ovunque, ma non hanno sfondato: la somma dei parlamentari dei tre raggruppamenti nazionalisti fa in tutto 171, sui 751 di Strasburgo, meno di un quarto. E anche se il PPE accettasse di fare un’alleanza con loro (ipotesi ogni tanto evocata anche da Berlusconi, ma bloccata dai popolari tedeschi e quindi parecchio improbabile), resterebbero in minoranza. La maggioranza che governerà l’Europa sarà costituita da popolari, socialdemocratici e liberali con la possibile aggiunta dei verdi. Questi due ultimi partiti hanno visto aumentare di molto i loro consensi. I nuovi equilibri politici emersi dalle elezioni europee fanno invece consigliare al politologo portoghese Alvaro Vasconcelos dalle colonne del quotidiano «Publico» la costruzione di una nuova alleanza europea fra liberali, socialdemocratici e verdi che in prospettiva non solo tagli fuori dal gioco politico i sovranisti, ma marginalizzi anche il Ppe. Di questo si comincia a discutere in più di un paese europeo, anche se la prospettiva per il momento appare lontana. L’Europa ha parecchi e forti nemici, ma è ancora ben salda. Ora deve riformarsi.
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