Questo saggio si propone di riflettere sull’ipocrisia, quale si rivela, storicamente, nei farisei di ieri, e quale si prolunga nei farisei di oggi, nella nostra società, civile e religiosa. Partendo dalla relazione tra ipocrisia e fariseismo, vengono enucleati significati rispettivi e rapporti reciproci. Per Gesù, il nemico è, proprio, la doppiezza farisaica, presente ovunque, altra dalla semplicità d’animo, esemplata nel bambino. Successivamente si esamina quanto di apparente si riscontra nel culto, nella giustizia, nella misericordia, nella verità e nel potere. Nel culto l’ipocrisia assume il volto di una rigida e minuziosa ritualità, avara di aiuto esistenziale al prossimo bisognoso, per ipocrite ragioni di purità liturgica ed interessi. Determinanti sono le pratiche esterne, senza ricadute nella vita, in una apparente pietà, coatta, priva di libertà. La giustizia dei farisei si trova irretita in un ipocrita legalismo di costumanze tradizionali, contrarie ad ogni eventuale novità e progresso. La rigida osservanza delle leggi si impone sugli stessi diritti elementari delle persone. Quello farisaico è rispetto solo formale della legge, a copertura dei propri affari, e giustificante, in realtà, ciò che giusto non è. Al posto della misericordia, i farisei, pur millantandosi, con enfasi declamatoria, quali benefattori del popolo, di fatto, ipocritamente, se ne separano, praticando la cultura dello scarto. Ritengono la gente malvagia e ignorante, destinata, pertanto, alla rigorosa condanna da parte di un Dio giustiziere. In fatto di verità, abbiamo nei farisei una orgogliosa saccenteria, arrogantesi, ipocritamente, l’intero sapere, quali maestri infallibili, allergici a qualsiasi dialogo. Ignorano il primato delle singole, situate, coscienze, sulla verità, e il conseguente diritto al graduale confronto e accesso al vero. Il potere farisaico, infine, sa di ipocrisia, dichiarandosi, da una parte, a beneficio della gente, e, dall’altra, misconoscendone la corresponsabilità decisionale, degenerando in autoritarismo, mascherato di credenziali spiritualistiche, quale voce esclusiva ed esaustiva della volontà divina. E un potere che non rifugge, neppure, dalla menzogna per garantirsi, nonostante palese corruzione, dipendenza e docilità, conformismi e sottomissioni acritiche.
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