Marie o della schiavitù negli Stati Uniti di Gustave de Beaumont (1802-1866), qui tradotto e curato da Roberto Gatti per la prima volta in Italia attingendo all’edizione del 1840, è una delle prime forme sistematiche di romanzo-inchiesta, perché alla storia dell’amore tra i due protagonisti, Maria e Ludovico, si affianca lo spassionato commento della situazione delle classi e dei loro rapporti nell’America nel periodo cruciale della sua formazione. La chiave di lettura del testo è chiara fin dall’inizio: Beaumont, amico di una vita e compagno di viaggio di Alexis de Tocqueville in America (1831-1832), si schiera, con toni talvolta più severi di quelli dell’amico, contro lo sfruttamento della popolazione di colore e contro lo scempio compiuto dagli Americani nei confronti degli Indiani. In questi due registri tematici, ma soprattutto nel secondo, cioè nell’analisi dell’assetto sociale [état social] degli Stati Uniti di allora, sta l’attualità del libro, visto che vi possiamo trovare una lucida anticipazione dei problemi, e anche dei drammi, degli USA quando era in pieno svolgimento la creazione dello Stato e il consolidamento della società civile, a qualche decennio di distanza dallo scoppio della guerra civile. Da questo libro di Beaumont, al suo tempo scrittore politico di risonanza europea ed esponente parlamentare di rilievo nella Francia di Luigi Filippo e della Seconda Repubblica, ci arriva oggi una testimonianza ancora viva delle radici della storia americana, in cui la tenera e commovente vicenda dei due protagonisti si snoda accanto a quella delle istituzioni e delle forme della vita quotidiana di allora.
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