Rassegna stampa
La produzione Morlacchi è stata recensita in più occasioni dagli organi di stampa. In queste pagine raccogliamo tutti gli articoli di quotidiani e riviste nazionali e internazionali che si sono occupati dei nostri volumi.
CONTROCORRENTE
NISA
Il Messaggero - 26.01.2021
di
Francesca Tomassini
NISA
UNITRE Amelia - Attigliano - Lugnano in Teverina - 26.01.2021
ANCORA UN GIRO DI BASSO
ANCORA UN GIRO DI BASSO
ANCORA UN GIRO DI BASSO
CANDELE DEI SENTIMENTI
‘L VERZATOJO
...è L VENTO CHE PARLA
LO ZEN E IL TIRO DELLA BATTERIA
NISA
BILANCIO INTERIORE
Blog. Ugo Florillo - 02.10.2020
di
Ugo Florillo
CANDELE DEI SENTIMENTI
IL MUSICISTA ISPIRATO E ILLUMINATO
BILANCIO INTERIORE
100 DELITTI
NISA
BILANCIO INTERIORE
CUBALIBRE
100 DELITTI
- 17.07.2020
di
Maurizio Modesti
OMBRE CINESI
Mangialibri - 14.02.2020
di
Cinzia Sposato
TABACCHERIA
GLI UOMINI E IL LAGO
TGR - 16.01.2020
di
Mino Lorusso
PERUGIA, ITALIA, MONDO
LO ZEN E IL TIRO DELLA BATTERIA
NON è COLPA MIA
Corriere della Sera - 29.11.2019
di
Natalia Distefano
Leggi la recensione.
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IL RISOLUTORE
LO ZEN E IL TIRO DELLA BATTERIA
LO ZEN E IL TIRO DELLA BATTERIA
DIALOGHI OLTRE IL MIRAGGIO
LA GUERRA DEL SALE (1540)
PERUGIA, ITALIA, MONDO
La Nazione - Umbria - 05.06.2019
di
Sofia Colettiscarica l'allegatoarticolo.pdf
AVVENTURE A BORGO GIOIOSO / ADVENTURES AT BORGO GIOIOSO
LO SBARCO E IL FORMAGGIO
LA MERAVIGLIOSA FORMA
LA MERAVIGLIOSA FORMA
LA MERAVIGLIOSA FORMA
LA MERAVIGLIOSA FORMA
LA MERAVIGLIOSA FORMA
LA MERAVIGLIOSA FORMA
PERUGIA OLTRE L'IMMAGINE
IL RISOLUTORE
LA VIA DEI CEDRI
100 ANNI DI AUTOMOBILI A PERUGIA
- 27.02.2019
di
D. Miliani
Recensione "100 anni di automobili a Perugia"
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L'ORDINE DEGLI EVENTI
100 ANNI DI AUTOMOBILI A PERUGIA
NON è COLPA MIA
LEONARDO DA VINCI, IL GENIO CHE SI è FATTO UOMO
Uno Mattina - 31.01.2019
di
Rai Uno
IL DIVO E IL GIORNALISTA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
PERUGIA A TAVOLA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
LE ORME SONO SEMPRE SEI
LEONARDO DA VINCI, IL GENIO CHE SI è FATTO UOMO
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
IL DIVO E IL GIORNALISTA
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
COMPOSIZIONE, ARRANGIAMENTO E ORCHESTRAZIONE JAZZ
COMPOSIZIONE, ARRANGIAMENTO E ORCHESTRAZIONE JAZZ
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
LEONARDO DA VINCI. LE RADICI UMBRE DEL GENIO
TEMPO DELLA LUCE E DELL'OMBRA
PERUGIA OLTRE L'IMMAGINE
Umbria TV - 18.05.2018
Gianluca Mencacci presenta il suo libro
Perugia oltre l'immagine.
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I MISTERI DELL'UMBRIA
I MISTERI DELL'UMBRIA
I MISTERI DELL'UMBRIA
L'UNICA VERITà POSSIBILE
IL DIVO E IL GIORNALISTA
Il dubbio - 20.03.2018
di
Valter Vecellio
L'omicidio dimenticato: Mino Pecorelli
scarica l'allegatoVECELLIO PECORELLI.pdf
IL DIVO E IL GIORNALISTA
L'UNICA VERITà POSSIBILE
IL DIVO E IL GIORNALISTA
NON è COLPA MIA
CANDELE DEI SENTIMENTI
L'UNICA VERITà POSSIBILE
- 02.01.2018
di
Maria Pia Monteduro
Quid est veritas?
scarica l'allegatoPia Monte.pdf
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
L'UNICA VERITà POSSIBILE
NON è COLPA MIA
I MISTERI DELL'UMBRIA
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
Tuck Magazine - 08.11.2017
di
Cecilia Sandroni
TRASIMENO / OLTRE LE RIVE
NON è COLPA MIA
TEMPO DELLA LUCE E DELL'OMBRA
TRASIMENO / OLTRE LE RIVE
TRASIMENO / OLTRE LE RIVE
L'UNICA VERITà POSSIBILE
Il Piccolo - 17.10.2017
di
Arianna Boria
NON è COLPA MIA
Milioni di particelle Blog - 16.10.2017
NON è COLPA MIA
PerugiaToday - 14.10.2017
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
Il Messaggero - 08.10.2017
di
Alessandra Spinelli
TEMPO DELLA LUCE E DELL'OMBRA
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
Tipi Tosti - 18.09.2017
di
Cinzia Ficco
NON è COLPA MIA
NON è COLPA MIA
TEMPO DELLA LUCE E DELL'OMBRA
PerugiaToday - 12.06.2017
Il messaggero - 10.06.2017
di
Selenio Canestrelli
FIABE D'ACQUA
LA LUNGA VITA DI IRENE
LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
Il Messaggero - 21.02.2017
di
Gianni Agostinelliscarica l'allegatoarticolo-1.pdf
LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
Il Messaggero - 21.02.2017
di
Gianni Agostinelliscarica l'allegatoarticolo-1.pdf
INCONTRO SU FACEBOOK
DOPO IL BUIO LA LUCE
DOPO IL BUIO LA LUCE
IL PENSIONATO (E LA RAGAZZA)
IL PENSIONATO (E LA RAGAZZA)
IL PENSIONATO (E LA RAGAZZA)
LA MANO DEL DIO
LUIGI CATANELLI
LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
PERUGIA A LUCI ROSSE
SI VòI CH’IO T’AMI DE COCCIO òN DA èSSE I TEGAMI
Nuovo Corriere Nazionale - 22.06.2016
"Si vòi ch'io t'ami de coccio òn da èsse i tegami" di Ornero Fillanti sul Nuovo Corriere Nazionale
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LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
Corriere dell'Umbria - 21.06.2016
di
Mauro Barzagna
Articolo dedicato a "La squadra che arrivò a Wembley" sul Corriere dell'Umbria
scarica l'allegatoarticolo corriere mucci.pdf
LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
La Nazione - 08.06.2016
"La squadra che arrivò a Wembley" di Nicola Mucci su La Nazione
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LA SQUADRA CHE ARRIVò A WEMBLEY
Il Messaggero - 08.06.2016
"La squadra che arrivò a Wembley" di Nicola Mucci su Il Messaggero
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INCONTRO SU FACEBOOK
Il Corriere della Sera - la Lettura - 06.06.2016
Sulle pagine de "la Lettura", inserito settimanale de "Il Corriere della sera", si parla di "Incontro su facebook" di Giampaolo Falciai
scarica l'allegatoFalciai la lettura.jpg
AL DI Là DEI MURI
Panorama - 19.05.2016
Panorama consiglia alcuni libri ambientati in Umbria. Tra questi due sono pubblicati da Morlacchi Editore: "Al di là dei muri" di Simona Silvestri, e "Reperto 36" di Alvaro e Luca Fiorucci
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SE LA TRADIZIONE ORALE LASCIA UN SEGNO...
SAPORI DI SAGRE
Il Rubino - 06.04.2016
di
Giovanni Zavarella
"Sapori di sagre" di Ornero Fillanti su "Il Rubino".
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CANDELE DEI SENTIMENTI
CANDELE DEI SENTIMENTI
LA CASA DELLA MERIDIANA
LA CASA DELLA MERIDIANA
SPECCHIETTO INTROVISORE
Sotto Traccia n° 53 - 01.01.2012
A CHE TITOLO
l'immaginazione - 13.07.2011
di
Caterina Camporesi
PERUGIA è UN LUOGO COMUNE
www.carta.org - 24.05.2011
di
Pier Luigi Brunori
AGNESE CHE NON SAPEVA AMARE
Piacere Magazine - 01.02.2011
di
Cinthia Fioroni
SOLO LA LUNA LO SA
ANATOMIA AL GUSTO DI...
UN PO’ WOODY, UN PO’ HUMPHREY TERZA EDIZIONE
Corriere dell'Umbria - 01.11.2010
di
Sandro Allegrini
A CHE TITOLO
COME IL MARE
Il Messaggero - Umbria - 17.09.2010
di
Corrado Losito
LA TESTA FRA LE MANI
Cefalee oggi - 01.08.2010
IL LETTO DI PAGLIA
BILANCIO INTERIORE
COME IL MARE
La Repubblica - Napoli - 30.07.2010
di
Patrizia Capua
SERGIO LEONE E IL WESTERN ALL'ITALIANA, TRA MITO E STORIA
Il Giornale dell'Umbria - 24.07.2010
SERGIO LEONE E IL WESTERN ALL'ITALIANA, TRA MITO E STORIA
Il Messaggero - Umbria - 22.07.2010
di
Gianni Agostinelli
Dó MICI
La Nazione.jpg - 13.06.2010
SERGIO LEONE E IL WESTERN ALL'ITALIANA, TRA MITO E STORIA
Corriere dell'Umbria - 13.06.2010
di
Sabrina Busiri Vici
SERGIO LEONE E IL WESTERN ALL'ITALIANA, TRA MITO E STORIA
Il Giornale dell'Umbria - 12.06.2010
di
Danilo Nardoni
PADRONE
Il bollettino salesiano - 01.06.2010
PADRONE
Rivista italiana di Teosofia - 01.06.2010
PADRONE
A CHE TITOLO
Corriere dell'Umbria - 08.05.2010
di
Sandro Allegrini
A CHE TITOLO
Il Messaggero Umbria - 08.05.2010
di
Stella Carnevali
A CHE TITOLO
Il Giornale dell'Umbria - 04.04.2010
di
Luana Poppi
A CHE TITOLO
Periferie - 01.03.2010
di
Giusi Checcaglini
LA SIGNORA SI VESTE DI SCURO
Noidonne.org - 13.10.2009
di
Luca Benassileggi l'articolo
da:
www.noidonne.org/blog.php?ID=00297Venerdì 9 ottobre 2009, presso la Sala Blu del Palazzo Comunale di Assisi è stato presentato il libro di racconti “La signora si veste di scuro” (Morlacchi Editore, Perugia 2008) di Fiorella Soldà. La presentazione organizzata dal Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria ha visto gli interventi di Carla Collesi, Consigliera dal Centro per le Pari Opportunità e del sottoscritto.
“La signora si veste di scuro” nasce per vicende extra letterarie. Fiorella Soldà si ricorda di un’antica filastrocca umbra che le veniva cantilenata quando era piccola e della quale ricorda pochi spezzoni. Nel cercarla su internet si imbatte nel blog che una famiglia, originaria di Assisi ma sparsa per l’Italia, usa per tenersi in contatto. Nasce una profonda amicizia e nasce la voglia di scrivere partendo dal testo della filastrocca. Si tratta di una canzoncina semplice, giocata sulle rime più che sul senso, il cui scopo è insegnare ai bambini e alle bambine i numeri da 1 a 12. La filastrocca dunque ha dodici strofe che iniziano con un numero e nelle quali c’è una Signora che fa qualche cosa. Fiorella Soldà prende il primo verso di ogni stanza e, usando questo come titolo, scrive un racconto fino a comporre una corona di dodici testi nei quali la protagonista è la “Signora” di ogni strofa: “Uno, la Signora si veste di scuro”, “Due, la Signora mangia le uve”, “Tre, la Signora è più bella di te”, e così via. L’autrice, dunque, contrariamente a quanto avviene di solito ha a disposizione un titolo e da questo deve inventare una storia, scavando dentro se stessa per forgiare la scrittura. Dalla filastrocca gemmano i racconti che con questa antica nenia hanno in comune solo il titolo, aprendo un mondo dalle potenzialità infinite: da ogni verso parte un racconto, e da ogni racconto potrebbe nascere un romanzo, da ogni romanzo un ciclo. È un gioco letterario che ricorda l’Italo Calvino di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” che non è altro che una continua, circolare, gemmazione di incipit di ipotetici romanzi che finiscono per costituire un romanzo di romanzi non scritti. Anche i racconti della Soldà si aprono a stella, ogni signora è diversa, ogni donna rappresentata è una caso a sé. Ogni signora, alla quale non viene dato alcun nome, mostra una specifica caratteristica femminile: vi si trovano la prostituta, la serva che si emancipa e diventa signora a sua volta, la musicista, la pittrice, l’ostessa, la vecchia imbellettata, la giovane; tante donne che in realtà sono la Donna. Entrare in questi racconti è entrare in una sorta di prisma che rimanda la stessa immagine da prospettive e punti vista diversi, un prisma che scompone il fascio di luce dell’essere donna in tanti, diversi colori, ognuno distinto ma che insieme fanno il bianco abbacinante della luce. Arrivati al dodicesimo racconto, “Dodici, è finita la dozzina”, Fiorella Soldà fa riunire queste signore intorno a un tavolo, dove si incontrano, si raccontano, si guardano, gettano la maschera dei personaggi per ricomporsi nella luce; ridiventano il prisma, l’unica filastrocca dalla quale si è partiti.
Fiorella Soldà ha una scrittura limpida, chiara, breve, molteplice nelle sfumature, precisa nel lessico e nella costruzione sintattica. Vi è il magistero di profonde letture, soprattutto della letteratura francese – della quale l’autrice è insegnante e traduttrice – letta in lingua originale, che hanno dato la capacità di ripulire e strutturare la lingua. Si tratta di una scrittura che indugia nell’affondo psicologico, con certe movenze che ricordano Gustave Flaubert o Marguerite Yourcenar. Ne sono spia la spezzatura della prosa in continui punto a capo. Vi è il tentativo di riprodurre le movenze del pensiero; nelle pause, negli spazi bianchi, così come avviene nella poesia, si annida un mondo, è il mondo del non detto, il salto del pensiero, il mutamento repentino dello stato d’animo, il sopraggiungere del piacere o della paura, la molteplicità della scrittura che richiede il contributo del lettore con il quale si instaura un rapporto dialettico.
Così come una filastrocca che incanta da bimbi e la si ricerca da adulti, ugualmente questo libro si presta a diverse letture, in diversi periodi della vita. Chiude i cerchi della crescita, della consapevolezza, della vecchiaia, della nascita e della morte, in un andamento circolare che affascina. Da leggere e da rileggere.
LIMBO MOBILE
Il Messaggero - 13.09.2009
di
Paolo Termentini
RITRATTI DI SIGNORA
Il Messaggero - Umbria - 27.08.2009
di
Corrado Losito
LIMBO MOBILE
Urlo Magazine - 01.08.2009
di
Paolo Trementini
BUONA NOTTE, SIGNOR SOARES
Pravda - 02.06.2009
di
Adelto GONÇALVES
LIMBO MOBILE
La Nazione - 01.06.2009
di
Marta Gara
BUONA NOTTE, SIGNOR SOARES
TLAXCALA - 31.05.2009
di
Adelto GONÇALVES
N DIALETTO è MèJO
Corriere dell'Umbria - 24.05.2009
di
Melissa Ronconileggi l'articolo
Il popoloso quartiere perugino ha un motivo in più per essere apprezzatoL'ORGOGLIO DEL PONTELa storia, lo sviluppo e la gente di Ponte San Giovanni raccontati in un volume in dialetto di Nuvoletta GiugliarelliPRUGIA - L'ironia, l'allegria, la malattia, la famiglia, le passioni, la scuola. In una parola la vita.In tantissimi a testa all'ingiù, con gli occhi incollati a quelle ottanta pagine che, una dopo l'altra, raccontano in rima storie di vita comune "N dialetto è mejo" è questo il titolo dei volume firmato Nuvoletta Giugliarelli ex insegnante elementare di Ponte San Giovanni, cimentatasi in un'originale raccolta di poesie in dialetto perugino, rigorosamente in chiave autobiografica.Applauditissima la presentazione del libro, ospitata dall'associazione Pro Ponte, che ha voluto così rendere omaggio alla storica socia. In mezzo ai suoi ragazzi, ai compaesani, alle ex colleghe, a parenti e amici ha ricevuto anche i complimenti dell'assessore alla Cultura del Comune di Perugia Andrea Cernicchi che menzionando l'Accademia del Dònca ha riconosciuto al volume il merito di "mantenere vivo il mondo del dialetto, difendere la cultura della lingua per perpetuarne la memoria in un mondo dove i giovani lo parlano sempre meno".Una prima esperienza di pubblicazione per l'autrice, che ha trovato il coraggio di aprire quel cassetto che per anni ha custodito gelosamente ben sessantacinque poesie in vernacolo e anche in lingua italiana. Ma in dialetto è "mejo": è qui, più che altrove, che senza finzione emerge "il mondo personale e relazionale in cui istintivamente si riconosce", come scrive nella nota introduttiva al testo Sandro Allegrini parlando della Giugliarelli. Senza artificio né costruzioni letterarie, a poco a poco e con grande semplicità, nel dialetto si configura un'esistenza.Sullo, sfondo la storia di Perugia, della sua Pieve di Campo dove ha passato quaranta anni a fare l'insegnante, in primo piano gli aneddoti e i racconti di una donna che ha fatto dell'amore per i bambini, per la famiglia, la poetica e la sua cittadina, il centro del suo piccolo grande mondo, dove gioie e dolori si mescolano con il sorriso.Un regalo che Ponte San Giovanni ha dimostrato già di apprezzare molto e di sicuro conserverà con la stessa gelosia e cura che la Giugliarelli ha avuto per anni, prima di trovare la chiave per aprire quel cassetto.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
La Nazione - 10.03.2009
di
A.M.leggi l'articolo
UN VOLUMETTO RACCONTA LA VITA DEL PAESE UMBRO COME ERA 600 ANNI FA SIGNIFICATIVO successo di critica e parte¬cipazione alla serata organizzata dal quar¬tiere Borgo San Martino per la presentazio¬ne del libro: «La Strega, la Sposa, la Dama Villana. Storie di vita e di antichi sapori a Nocera nel XV secolo». Il volumetto (100 pagine, edito da Morlac¬chi Perugia), raccoglie e documenta il no¬tevole lavoro di ricerca realizzato grazieall'impegno dei contradaioli. Come si svol¬geva la vita, seicento anni fa, nel piccolo paese umbro? All'auditorium «Cottoni» lo hanno illustra¬to, fra gli altri, la dottoressa Claudia Berardi, il presidente dell'Ente Palio Alessandro Giovannini, il sindaco Donatello Tinti e soprattutto il professor Roberto Segatori, docente di Sociologia all'Università idi Perugia, che con una dotta prefazione ha parlato di Santuccia, la strega arsa viva nel 1445, di Navilia data in sposa per contratto nel 1432, di altre donne che potevano vivere libere solo nel periodo carnevalesco. Ne è venuto fuori un piccolo pezzo di sto¬ria nocerina, che è stato particolarmente apprezzato dal pubblico presente. La festa si è conclusa con una grande cena d'epoca in costume medievale.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
Il Corriere dell'Umbria - 07.03.2009
di
Eirene Mirtileggi l'articolo
SL'iniziativa del quartiere Borgo San MartinoVita e sapori della Nocera che fu: ecco un libroNOCERA UMBRA - Verrà presentato oggi pomeriggio, alle ore 18 presso l'Auditorium comunale di Nocera Umbra, il libro "La Strega, la Sposa, la Dama Villana - Storie di vita e di antichi sapori a Nocera Umbra nel XV secolo", realizzato dal quartiere Borgo San Martino. Il volume, edito da Morlacchi per un prezzo di 10 euro, possiede un'interessante prefazione del professor Roberto Segatori, docente dell'Università di Perugia che sarà presente alla presentazione, e raccoglie le ricerche, sia storiche che gastronomiche, svolte del quartiere negli ultimi anni.Il libro nasce dalla volontà dei contradaioli di raccontare l'immenso lavoro di ricerca che sta alla base dei cortei storici, delle animazioni e della cucina d'epoca nelle varie edizioni del Palio dei quartieri e di divulgare le conoscenze apprese in tanti anni di ricerca, ampliando nel tempo e nella sua influenza culturale l'importanza assunta dalla manifestazione estiva del Palio dei quartieri.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
Il Giornale dell'Umbria - 07.03.2009
leggi l'articolo
Le streghe, le spose e le dame del XV secolo viste dal PalioNOCERA - Oggi pomeriggio alle 17:00 presso l'auditorium Cottoni il quartiere Borgo S. Martino presenta il libro "La Strega, La Sposa, La Dama Villana - Storie di vita e di antichi sapori a Nocera Umbra nel XV secolo" - Editore Morlacchi. Un libro che raccoglie le ricerche degli ultimi anni, sia storiche che gastronomiche che stanno alla base dei cortei storici, delle animazioni e della cucina d'epoca nelle varie edizioni del Palio dei Quartieri, con una bella prefazione del prof. Roberto Segatori, eminente cattedratico dell'Università di Perugia, che sarà presente alla presentazione del libro.Dopo la presentazione del libro verrà servita una cena d'epoca a palazzo Dominici.Soddisfatto per l'obiettivo centrato dal suo comitato, il presidente Giuseppe Biagioni ha spiegato di voler lasciare "ai contradaioli ai nocerini e à tutti coloro che leggeranno il libro, un segno tangibile del nostro lavoro e di quanto impegno c'è nella realizzazione del Palio". Entusiasta anche l'editore Gianluca Galli della Editrice Morlacchi che ha già manifestato l'intenzione di inserire d libro nel proprio catalogo nella collana "Storia locale", e che sarà presente con un bookshop durante il Palio 2009.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
Tutto Flaminia - 06.03.2009
di
Angelo Marinangelileggi l'articolo
Storie e antichi sapori nel libro di Borgo San Martino La strega, la sposa, la villana: ecco come si viveva seicento anni faCOME si viveva seicento anni fa nel piccolo paese umbro di Nocera? Lo illustra, con una importante iniziativa culturale promossa dal Borgo San Martino, un libro curato dal gruppo di lavoro dello stesso Borgo: «La strega, la SpoSa, la dama villana, storie di vita e di antichi sapori Nocera nel XV secolo».Il volume racconta di Santuccia accusata di stregoneria e arsa viva a Perugia nel 1445; di Navilia, giovane data in sposa con un contratto dalla sua famiglia nel 1432; e delle altre donne che potevano vivere libere solo nel periodo del carnevale.Attraverso le loro vicende, gli autori ci restituiscono un pezzo di storia delle genti di Nocera: la vita quotidiana dei poveri e dei ricchi nel XV secolo, trascorsa ai margini del bosco o alla corte dei nobili Trinci. Una ricostruzione sui generis, condotta soprattutto tra i sapori e gli odori della cucina dell'epoca, espressione di identità comunitaria e culturale, molto condizionata, al tempo stesso, dalla guerra e dalla pace, dal capriccio del tempo e delle stagioni, dai periodi di abbondanza o di carestia.La presentazione dell'iniziativa patrocinata dal Comune e dalla Regione, è in programma sabato 7 marzo alle 18 all'Auditorium "Cottoni".Entusiasta il presidente di San Martino, Giuseppe Biagioni: "lasciamo ai contradaioli ai nocerini e à tutti coloro che leggeranno il libro, un segno tangibile del nostro lavoro e di quanto impegno c'è nella realizzazione del Palio. San Martino festeggia già così i venti anni della Manifestazione e della nascita del quartiere - ha concluso Biagioni - ci siamo fatti un regalo straordinario e crediamo di averlo fatto anche a tutta la città". Entusiasta anche l'editore Gianluca Galli della Editrice Morlacchi che ha già manifestato l'intenzione di inserire d libro nel proprio catalogo nella collana "Storia locale", e che sarà presente con un bookshop durante il Palio 2009."Grande soddisfazione da parte di Gianluca Galli, responsabile della Editrice Morlacchi che ha già manifestato l'intenzione di inserire d libro nel proprio catalogo nella collana "Storia locale", e che sarà presente con un bookshop durante il Palio 2009 nel prossimo Agosto. Prestigiosa e raffinatissima la prefazione del professor Roberto Segatori. "Leggendo questo magico opuscoletto - scrive l'eminente cattedratico dell'Università degli studi di Perugia - c'è da chiedersi che cosa c'entrino mai le donne, le tre donne del titolo, in uno scorrere di notizie sulla storia di Nocera, sulle rappresentazioni sociali del medioevo, sul cibo, tanto cibo, il vino d'ippocrasso, le mense della grande abbuffata? C'entrano, c'entrano, eccome. A pensarci bene questo libretto è decisamente più tonico del sunnominato vino d'ippocrasso". E per concludere in gloria, una luculliana cena d'epoca in costume medievale rallegrerà, nella stupenda impareggiabile conrice del centro storico, la fantastica notte nocerina.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
La Nazione - 01.03.2009
di
A.M.leggi l'articolo
NOCERA UN LIBRO SULL'ALTRA META DEL CIELO NEL XX SECOLOStreghe, spose a contratto e donne semilibereCOME si viveva seicento anni fa nel piccolo paese umbro di Nocera? Lo illustra, con una importante iniziativa culturale promossa dal Borgo San Martino, un libro curato dal gruppo di lavoro dello stesso Borgo: «La strega, la SpoSa, la dama villana, storie di vita e di antichi sapori Nocera nel XV secolo».Il volume racconta di Santuccia accusata di stregoneria e arsa viva a Perugia nel 1445; di Navilia, giovane data in sposa con un contratto dalla sua famiglia nel 1432; e delle altre donne che potevano vivere libere solo nel periodo del carnevale.Attraverso le loro vicende, gli autori ci restituiscono un pezzo di storia delle genti di Nocera: la vita quotidiana dei poveri e dei ricchi nel XV secolo, trascorsa ai margini del bosco o alla corte dei nobili Trinci. Una ricostruzione sui generis, condotta soprattutto tra i sapori e gli odori della cucina dell'epoca, espressione di identità comunitaria e culturale, molto condizionata, al tempo stesso, dalla guerra e dalla pace, dal capriccio del tempo e delle stagioni, dai periodi di abbondanza o di carestia.
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
Il Corriere dell'Umbria - 01.03.2009
di
Eirene Mirtileggi l'articolo
Nocera Umbra il libro realizzato dal quartiere Borgo San MartinoUn tuffo nella vita di seicento anni faNOCERA UMBRA-Spesso si parla dell'assiduo lavoro che i quartieri nocerini portano avanti non solo durante la manifestazione estiva, ma anche nell'intero arco dell'anno. Ne è una prova la manifestazione di sabato 7 marzo, dove, alle ore 18 presso l'Auditorium comunale, verrà presentato il libro "La strega, la sposa, la dama villana - Storia di vita e di antichi sapori a Nocera Umbra nel XV secolo", realizzato dal quartiere Borgo San Martino.Il volume, edito da Editore Morlacchi per un prezzo di 10 euro, raccoglie le ricerche degli ultimi anni, sia storiche che gastronomiche, con l'interessante prefazione del professor Roberto Segatori, docente dell'Università di Perugia, che sarà presente alla presentazione del libro insieme al gruppo di lavoro che ne ha curato la redazione. "L'idea era nell'aria da tempo e talvolta ci si domandava il perché non si riuscisse a documentare e divulgare tutto l'immenso lavora di ricerca che sta alla base dei cortei, delle animazioni e della cucina d'epoca nelle varie edizioni del Palio dei Quartieri - spiegano i curatori del libro - Borgo San Martino ha trovato la via grazie all'impegno di un gruppetto di contradaioli con tanta buona volontà. Il volume racconta come si viveva seicento anni fa a Nocera, incentrandosi sulle numerose figure femminili come Santuccia, arsa viva nel 1445, o Navilia, data in sposa per contratto nel 1432, "e di altre donne che potevano vivere libere solo nel periodo caenevalesco - come si legge nel retrocopertina.Attraverso le loro vicende c'è un piccolo pezzo di storia delle getti di Nocera, la vita quotidiana dei poveri e dei ricchi nel XV secolo; una ricostruzione sui generis condotta soprattutto tra i sapori egli odori della cucina d'epoca". Felicissimo per l'obiettivo centrato dal suo comitato, il presidente Giuseppe Biagioni ha spiegato di voler lasciare "ai contradaioli ai nocerini e à tutti coloro che leggeranno il libro, un segno tangibile del nostro lavoro e di quanto impegno c'è nella realizzazione del Palio. San Martino festeggia già così i venti anni della Manifestazione e della nascita del quartiere - ha concluso Biagioni - ci siamo fatti un regalo straordinario e crediamo di averlo fatto anche a tutta la città".
LA STREGA, LA SPOSA, LA DAMA VILLANA
Il Giornale dell'Umbria - 01.03.2009
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La Nocera del XV secolo nel libro del Quartiere Borgo S.MartinoNOCERA - Il Quartiere Borgo S. Martino presenterà il libro "La Strega, L a Sposa, La Dama Villana - Storie di vita e di antichi sapori a Nocera Umbra nel XV secolo" opera patrocinata dal Comune di Nocera e Regione dell'Umbria sabato 7 marzo alle ore 18, presso L'Auditorium "Cottoni". Dopo la presentazione del libro verrà servita una cena d'epoca a palazzo Dominici "L'idea era nell'aria da tempo - spiegano dal quartiere e talvolta ci si domandava il perché non siriuscisse a documentare e divulgare tutto l'immenso lavoro dì ricerca, che sta alla base dei Cortei delle animazioni e della cucina d'epoca nelle varie edizioni del Palio dei Qaurtieri. San Martino ha trovato la via, grazie all'impegno di un gruppetto di contradaioli con tanta volontà che si sono messe di buona lena" ed ecco l'opera. Un libro che raccoglie le ricerche sia storiche che gastronimiche, con una prefazione del prof. Roberto Segatori, dell'Università di Perugia. Felicissimo per l'obiettivo centrato dal suo comitato il presidente Giuseppe Biagioni. Entusiasta anche l'editore Gianluca Galli della Editrice Morlacchi che ha già manifestato l'intenzione di inserire d libro nel proprio catalogo nella collana "Storia locale", e che sarà presente con un bookshop durante il Palio 2009.
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IL CASO DEL MARTELLO
Via Politica - 24.10.2008
di
Adelto Gonçalvesleggi l'articolo
Brasileiro e angolano - traduzidos na ItáliaTratto da: http://www.viapolitica.com.br/pagina_view.php?id_pagina=116I
Santos, SP – A Morlacchi Editore, de Perúgia, acaba de colocar nas livrarias da Itália a tradução da novela policial O caso do martelo (Il caso del martello), do gaúcho José Clemente Pozenato, prefaciada e traduzida pelo professor Brunello De Cusatis, responsável pelas cátedras de Literaturas Portuguesa e Brasileira, e de Línguas Portuguesa e Brasileira da Faculdade de Letras da Universidade de Perúgia. A obra faz parte da coleção “Letteratura luso-afro-brasiliana”, dirigida pelo próprio De Cusatis e inaugurada em 2007 com o lançamento do livro de contos Fronteiras perdidas, contos para viajar (Frontiere perdute, racconti per viaggiare), do angolano José Eduardo Agualusa, com tradução e glossário de Marco Bucaioni e apresentação de De Cusatis.
Com livros em edição bilíngüe português-italiano, a coleção deverá lançar nos próximos meses mais três obras: Il giorno in cui Paperino s´è fatta per la prima volta Paperina, do português João Melo, com tradução de Marco Bucaioni; Buona notte, signor Pessoa, do português Mário Cláudio, com tradução de Brunello De Cusatis; e Racconti, do gaúcho Sérgio Faraco, também com tradução de De Cusatis.
Numa coleção que pretende cobrir todo o mundo lusófono, mas com ênfase em autores das últimas gerações – que pouca ou nenhuma notícia têm recebido na Itália –, o Brasil vem representado, logo de início, por dois grandes autores gaúchos em razão do interesse do leitor italiano pelo Sul do Brasil, onde se concentra a maior população de oriundi fora da Itália, como observa De Cusatis na apresentação que escreveu para O caso do martelo: “Tradizioni e condizioni di vita delle ‘colonie’ italiane ne Il caso del martello do José Clemente Pozenato”. É de notar que, hoje, no Brasil, existem cerca de 25 milhões de descendentes de imigrantes italianos, metade dos quais se concentra no Estado de São Paulo e os demais no Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paraná.
II
Filiado à tradição do romance negro, O caso do martelo, de José Clemente Pozenato,conta as peripécias de um delegado provinciano para chegar à autoria do assassinato de Nàne Tamànca, solteirão de mais de 60 anos, que vivia sozinho num lugarejo perto de Caxias. Quem matou Nàne Tamànca? – a resposta para essa questão leva o comissário Hilário Pasúbio a duvidar de tudo e de todos, até chegar a um final surpreendente, como em toda boa história policial que é capaz de prender a atenção do leitor até a última linha.
Na novela, o autor até reproduz na fala de seus personagens algumas expressões do dialeto vêneto, ao mesmo tempo em que faz uma descrição inesquecível não só da paisagem gaúcha como das pequenas comunidades em que se movimentam personagens ligadas à colonização italiana no Rio Grande do Sul.
José Clemente Pozenato nasceu em 1938 em Santa Teresa, no Estado do Rio Grande do Sul, povoado que se emancipou em 1992 de Bento Gonçalves, tornando-se município. A colonização nessa região iniciou-se em 1875, com a vinda de imigrantes italianos e poloneses que se instalaram às margens do rio Taquari. A ligação com outras cidades era feita, principalmente, pela navegação fluvial, meio pelo qual chegaram sucessivas levas de imigrantes. Esse certo isolamento, com certeza, ajudou as famílias de imigrantes do Nordeste da Itália a preservar as suas tradições.
Pozenato, porém, é filho de um imigrante italiano, Girolamo, que fez questão de romper com o seu passado. Nascido no Vêneto, em Nova Vicenza, ao se transferir para Conceição do Arroio, atual cidade de Osório, Girolamo casou-se com uma brasileira e fez o que, mais tarde, seu filho identificou como uma ruptura intencional com a cultura italiana.
Sem nunca ter ouvido do pai um palavra do dialeto vêneto, Pozenato viveu uma infância adaptada exclusivamente à realidade brasileira e, aos 12 anos, mudou-se para Caxias do Sul, onde entrou num seminário. Só mais tarde, já como professor de Literatura Brasileira da Universidade de Caxias do Sul, aprofundou-se no estudo da cultura italiana, interessando-se pelas tradições trazidas pelos seus ascendentes italianos que se estabeleceram no Sul do Brasil.
Sua carreira literária começou em 1967 com a publicação de um livro de poesias, Matrícula, que dividiu com Oscar Bertholdo, Jayme Paviana e Ary Trentin. Em 1993, já grande conhecedor da cultura de suas origens paternas, publicou outro livro de poemas, Cantos rústicos / Cànti rùsteghi, em português e em dialeto vêneto. Sua obra poética completa até 2000 foi publicada em Mapa de viagem.
Como estudioso do movimento literário, Pozenato publicou, em 1974, O regional e o universal na literatura gaúcha, reunindo textos saídos em jornais e revistas especializadas. Foi em 1985 que publicou a novela policial O caso do martelo, que teve uma adaptação para a televisão de muita repercussão. O sucesso, porém, veio mesmo com o romance histórico O quatrilho, publicado em 1985 e, mais tarde, transposto para o cinema pelo diretor Fábio Barreto. Em 1996, o filme concorreu ao Oscar como o melhor longa-metragem estrangeiro.
Em 1989, Pozenato teve editado A cocanha, segundo romance policial de uma trilogia histórica que se completou em 2006 com A babilônia. Versátil, ainda publicou dois livros de literatura infanto-juvenil, O jacaré da lagoa (1999) e Pisca-tudo (2001). Cronista do jornal Pioneiro, de Caxias do Sul, reuniu parte de suas crônicas no volume Conversa solta, de 1999. Em 2000, publicou pela editora Mercado Aberto, de Porto Alegre, o romance O caso do e-mail.
Pozenato, membro da Academia Rio-grandense de Letras e da Academia Sul-Brasileira de Letras, recebeu a medalha da Ordem do Cavaleiro de Mérito da República Italiana, entregue pelo cônsul-geral da Itália em Porto Alegre em 2008.
III
José Eduardo Agualusa nasceu em 1960, em Huambo, região central de Angola, mas é descendente de portugueses por parte de pai e de brasileiros pelo lado materno. Viveu até a juventude em Luanda e mudou-se para Lisboa, onde estudou no Instituto Superior de Agronomia. Morou também no Recife e no Rio de Janeiro e, hoje, alterna residência entre Luanda e Lisboa, o que lhe dá certa condição de nômade, como assinalou De Cusatis na apresentação que escreveu para Frontiere perdute. Em 2006, fundou no Rio de Janeiro, com Conceição Lopes e Fátima Otero, a editora Língua Geral, que publica exclusivamente autores de língua portuguesa.
Além disso, é jornalista profissional há largos anos, tendo feito reportagens em vários cantos do mundo, inclusive na América Latina, o que se reflete nos 17 relatos curtos reunidos em Fronteiras perdidas (edição original: Dom Quixote, Lisboa 1999), dos quais um se passa em Portugal, três no Brasil, nove em Angola e os demais em outras partes do mundo.
No texto introdutório, ao ressaltar o nomadismo e a multiculturalismo da obra de Agualusa, De Cusatis compara-o a dois nômades da literatura portuguesa: o romancista Eça de Queirós (1845-1900), que como cônsul viveu em Havana, Newcastle-on-Tyne e Bristol (Inglaterra) e Paris; e o poeta Ruy Cinatti (1915-1986), que, nascido em Londres, foi criança para Lisboa onde também se formou em Agronomia, antes de virar secretário do governador de Timor, onde viveu durante alguns anos após a Segunda Guerra Mundial, e estudar na Universidade de Oxford, onde se doutorou, em 1961, em Antropologia Social e Etnografia.
Um dos contos de Fronteiras perdidas mais bem acabados é “Plácido Domingo contempla o rio, em Corumbá” em que um antigo mito da luta pela independência de Angola conta, no amargor da velhice, que o que havia sido fora mesmo um agente infiltrado da Pide, a polícia política do regime fascista português, entre as forças que se batiam pelo fim do colonialismo. E que o avião que seqüestrara e desviara para Kinshasa, visto por todos como um golpe fatal no colonialismo, não passara do cumprimento de uma missão que tinha por objetivo infiltrá-lo nas estruturas do MPLA, a facção majoritária que lutava pela independência.
Apanhado de surpresa pela mudança de regime político em Portugal, Plácido Domingo optara pelo silêncio e por uma retirada de cena que o levara a Corumbá, às margens do rio Paraguai, na fronteira com a Bolívia. Ao contrário de outros, que também infiltrados, com a queda do regime salazarista e com a separação, mantiveram em oculto a condição de infiltrados e continuaram ao lado dos comunistas. E até ocuparam posições-chaves no governo dos vencedores. Por esta amostra, já se pode constatar a qualidade excepcional da prosa de Agualusa.
FRONTIERE PERDUTE
Via Politica - 24.10.2008
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Brasileiro e angolano - traduzidos na ItáliaTratto da: http://www.viapolitica.com.br/pagina_view.php?id_pagina=116I
Santos, SP – A Morlacchi Editore, de Perúgia, acaba de colocar nas livrarias da Itália a tradução da novela policial O caso do martelo (Il caso del martello), do gaúcho José Clemente Pozenato, prefaciada e traduzida pelo professor Brunello De Cusatis, responsável pelas cátedras de Literaturas Portuguesa e Brasileira, e de Línguas Portuguesa e Brasileira da Faculdade de Letras da Universidade de Perúgia. A obra faz parte da coleção “Letteratura luso-afro-brasiliana”, dirigida pelo próprio De Cusatis e inaugurada em 2007 com o lançamento do livro de contos Fronteiras perdidas, contos para viajar (Frontiere perdute, racconti per viaggiare), do angolano José Eduardo Agualusa, com tradução e glossário de Marco Bucaioni e apresentação de De Cusatis.
Com livros em edição bilíngüe português-italiano, a coleção deverá lançar nos próximos meses mais três obras: Il giorno in cui Paperino s´è fatta per la prima volta Paperina, do português João Melo, com tradução de Marco Bucaioni; Buona notte, signor Pessoa, do português Mário Cláudio, com tradução de Brunello De Cusatis; e Racconti, do gaúcho Sérgio Faraco, também com tradução de De Cusatis.
Numa coleção que pretende cobrir todo o mundo lusófono, mas com ênfase em autores das últimas gerações – que pouca ou nenhuma notícia têm recebido na Itália –, o Brasil vem representado, logo de início, por dois grandes autores gaúchos em razão do interesse do leitor italiano pelo Sul do Brasil, onde se concentra a maior população de oriundi fora da Itália, como observa De Cusatis na apresentação que escreveu para O caso do martelo: “Tradizioni e condizioni di vita delle ‘colonie’ italiane ne Il caso del martello do José Clemente Pozenato”. É de notar que, hoje, no Brasil, existem cerca de 25 milhões de descendentes de imigrantes italianos, metade dos quais se concentra no Estado de São Paulo e os demais no Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paraná.
II
Filiado à tradição do romance negro, O caso do martelo, de José Clemente Pozenato,conta as peripécias de um delegado provinciano para chegar à autoria do assassinato de Nàne Tamànca, solteirão de mais de 60 anos, que vivia sozinho num lugarejo perto de Caxias. Quem matou Nàne Tamànca? – a resposta para essa questão leva o comissário Hilário Pasúbio a duvidar de tudo e de todos, até chegar a um final surpreendente, como em toda boa história policial que é capaz de prender a atenção do leitor até a última linha.
Na novela, o autor até reproduz na fala de seus personagens algumas expressões do dialeto vêneto, ao mesmo tempo em que faz uma descrição inesquecível não só da paisagem gaúcha como das pequenas comunidades em que se movimentam personagens ligadas à colonização italiana no Rio Grande do Sul.
José Clemente Pozenato nasceu em 1938 em Santa Teresa, no Estado do Rio Grande do Sul, povoado que se emancipou em 1992 de Bento Gonçalves, tornando-se município. A colonização nessa região iniciou-se em 1875, com a vinda de imigrantes italianos e poloneses que se instalaram às margens do rio Taquari. A ligação com outras cidades era feita, principalmente, pela navegação fluvial, meio pelo qual chegaram sucessivas levas de imigrantes. Esse certo isolamento, com certeza, ajudou as famílias de imigrantes do Nordeste da Itália a preservar as suas tradições.
Pozenato, porém, é filho de um imigrante italiano, Girolamo, que fez questão de romper com o seu passado. Nascido no Vêneto, em Nova Vicenza, ao se transferir para Conceição do Arroio, atual cidade de Osório, Girolamo casou-se com uma brasileira e fez o que, mais tarde, seu filho identificou como uma ruptura intencional com a cultura italiana.
Sem nunca ter ouvido do pai um palavra do dialeto vêneto, Pozenato viveu uma infância adaptada exclusivamente à realidade brasileira e, aos 12 anos, mudou-se para Caxias do Sul, onde entrou num seminário. Só mais tarde, já como professor de Literatura Brasileira da Universidade de Caxias do Sul, aprofundou-se no estudo da cultura italiana, interessando-se pelas tradições trazidas pelos seus ascendentes italianos que se estabeleceram no Sul do Brasil.
Sua carreira literária começou em 1967 com a publicação de um livro de poesias, Matrícula, que dividiu com Oscar Bertholdo, Jayme Paviana e Ary Trentin. Em 1993, já grande conhecedor da cultura de suas origens paternas, publicou outro livro de poemas, Cantos rústicos / Cànti rùsteghi, em português e em dialeto vêneto. Sua obra poética completa até 2000 foi publicada em Mapa de viagem.
Como estudioso do movimento literário, Pozenato publicou, em 1974, O regional e o universal na literatura gaúcha, reunindo textos saídos em jornais e revistas especializadas. Foi em 1985 que publicou a novela policial O caso do martelo, que teve uma adaptação para a televisão de muita repercussão. O sucesso, porém, veio mesmo com o romance histórico O quatrilho, publicado em 1985 e, mais tarde, transposto para o cinema pelo diretor Fábio Barreto. Em 1996, o filme concorreu ao Oscar como o melhor longa-metragem estrangeiro.
Em 1989, Pozenato teve editado A cocanha, segundo romance policial de uma trilogia histórica que se completou em 2006 com A babilônia. Versátil, ainda publicou dois livros de literatura infanto-juvenil, O jacaré da lagoa (1999) e Pisca-tudo (2001). Cronista do jornal Pioneiro, de Caxias do Sul, reuniu parte de suas crônicas no volume Conversa solta, de 1999. Em 2000, publicou pela editora Mercado Aberto, de Porto Alegre, o romance O caso do e-mail.
Pozenato, membro da Academia Rio-grandense de Letras e da Academia Sul-Brasileira de Letras, recebeu a medalha da Ordem do Cavaleiro de Mérito da República Italiana, entregue pelo cônsul-geral da Itália em Porto Alegre em 2008.
III
José Eduardo Agualusa nasceu em 1960, em Huambo, região central de Angola, mas é descendente de portugueses por parte de pai e de brasileiros pelo lado materno. Viveu até a juventude em Luanda e mudou-se para Lisboa, onde estudou no Instituto Superior de Agronomia. Morou também no Recife e no Rio de Janeiro e, hoje, alterna residência entre Luanda e Lisboa, o que lhe dá certa condição de nômade, como assinalou De Cusatis na apresentação que escreveu para Frontiere perdute. Em 2006, fundou no Rio de Janeiro, com Conceição Lopes e Fátima Otero, a editora Língua Geral, que publica exclusivamente autores de língua portuguesa.
Além disso, é jornalista profissional há largos anos, tendo feito reportagens em vários cantos do mundo, inclusive na América Latina, o que se reflete nos 17 relatos curtos reunidos em Fronteiras perdidas (edição original: Dom Quixote, Lisboa 1999), dos quais um se passa em Portugal, três no Brasil, nove em Angola e os demais em outras partes do mundo.
No texto introdutório, ao ressaltar o nomadismo e a multiculturalismo da obra de Agualusa, De Cusatis compara-o a dois nômades da literatura portuguesa: o romancista Eça de Queirós (1845-1900), que como cônsul viveu em Havana, Newcastle-on-Tyne e Bristol (Inglaterra) e Paris; e o poeta Ruy Cinatti (1915-1986), que, nascido em Londres, foi criança para Lisboa onde também se formou em Agronomia, antes de virar secretário do governador de Timor, onde viveu durante alguns anos após a Segunda Guerra Mundial, e estudar na Universidade de Oxford, onde se doutorou, em 1961, em Antropologia Social e Etnografia.
Um dos contos de Fronteiras perdidas mais bem acabados é “Plácido Domingo contempla o rio, em Corumbá” em que um antigo mito da luta pela independência de Angola conta, no amargor da velhice, que o que havia sido fora mesmo um agente infiltrado da Pide, a polícia política do regime fascista português, entre as forças que se batiam pelo fim do colonialismo. E que o avião que seqüestrara e desviara para Kinshasa, visto por todos como um golpe fatal no colonialismo, não passara do cumprimento de uma missão que tinha por objetivo infiltrá-lo nas estruturas do MPLA, a facção majoritária que lutava pela independência.
Apanhado de surpresa pela mudança de regime político em Portugal, Plácido Domingo optara pelo silêncio e por uma retirada de cena que o levara a Corumbá, às margens do rio Paraguai, na fronteira com a Bolívia. Ao contrário de outros, que também infiltrados, com a queda do regime salazarista e com a separação, mantiveram em oculto a condição de infiltrados e continuaram ao lado dos comunistas. E até ocuparam posições-chaves no governo dos vencedores. Por esta amostra, já se pode constatar a qualidade excepcional da prosa de Agualusa.
EDILIZIA
Il Messaggero - 28.06.2008
di
E.Loleggi l'articolo
L'edilizia diventa romanzoAppalti, cantieri, imprenditori, burocrazia, tecnici, codici: sono la quotidianità perchi si occupa di edilizia. Un complesso settore produttivo che Paolo Felici, ingegnere perugino progettista e direttore dei lavori di opere pubbliche, ha avuto l'idea di trasporre in un romanzo, sua opera prima intitolata proprio "Edilizia" (edizione Morlacchi).La storia sviluppata nelle pagine di questo romanzo, che assume già in partenza i toni del giallo, prende le mosse da una tragica vicenda: il crollo di un edificio pubblico e la morte di 12 persone. Non soltanto una fatalità ma un disastro che ha più di un colpevole. Tra assegnazione di appalti, relazioni tecniche, rapporti difficili tra pubblico e privato, la vicenda porta alla ribalta un mondo difficile, che non funziona bene; una storia di normative, di burocrazia, di tempo passato a veder rimbalzare scelte politiche fra gli infiniti livelli amministrativi, di uomini imprigionati nelle leggi che risentono delle reticenze di chi le ha scritte.Non c'è un solo protagonista nelle pagine di Felici, ma un insieme di personaggi, ognuno caratterizzato da una propria storia personale e tutti, in diverso modo, legati alla tragedia da cui prende le mosse la vicenda. Da questo fatto ciascuno di loro è investito, toccato e travolto, cerca di comprendernele cause, di analizzare, di ricordare le mancanze, le "furbizie" di chi ha partecipato a quel progetto. E man mano si svela quel mondo dell'edilizia che non funziona a dovere. Per questo il romanzo, pur essendo una storia inventata con personaggi non reali - come sottolinea l'autore nella prefazione del libro - è per alcuni aspetti una vera denuncia sociale che interessa tutti, in particolare imprenditori, politici e amministratori, funzionari, ma anche architetti, geometri, responsabili del procedimento e istruttori tecnici, operai e muratori. Un romanzo d'ambiente che dettagliatamente racconta l'iter procedurale di appalti e costruzioni, la vita del cantiere e quella più strettamente amministrativa fatta di relazioni tecniche, autorizzazioni e pareri.«Davanti si presentò il cantiere - è la descrizione fatta nel libro da Felici organizzato alla maniera che conosceva già con precisione: disordine e sporcizia. I quattro muratori che armeggiavano in mezzo sembravano poveracci a "sgarufare" per cercare qualcosa da mangiare. Il ponteggio che circondava la struttura era la solita opera d'arte contemporanea; che forse stava a indicare il declino dell'arte edilizia moderna: un'accozzaglia di giunti-tubo e cavalletti era sistemata in ordine sparso e i ripiani di lavoro non esistevano, c'erano soltanto tavole imbarcate».
CENTO CASE DI PIETRA
Il Messaggero - 28.06.2008
di
E.Loleggi l'articolo
"Cento case di pietra", non solo ricordiLa vita spartana di un piccolo paese dell'Appennino negli anni difficili della ricostruzione, le antiche tradizioni superate dall'incalzante modernità sono rievocate da Ferdinando Sciamannini nel romanzo "Cento case di pietra" (Morlacchi editore). Storie di vita arcane e fiabesche, di una piccola comunità di persone semplici; storie ricche di passioni, sentimenti, sapori, sudori, stenti, miseria, credenze, ribellioni silenti che riportano indietro nel tempo, non senza una dolce malinconia, che, a tratti, fa rimpiangere la semplicità di un mondo fatto di poche, povere cose, ma di profondi valori esistenziali.Ferdinando Sciamannini, ternano a lungo insegnante e promotore di diversi laboratori di scrittura creativa, con abilità narrativa, ha pennellato un ambiente, ne ha fatto memoria, ha fissato un mondo che in poco tempo si è perso, rapporti umani e amicizie intensamente vissuti e per questo ancor più forti nei ricordi. Nel libro si trova un altro mondo e tutte le cose di quel mondo. Un mondo che non c'è più, con tutto quello che c'era e che ora è assai diverso: la dura vita dell'isolata comunità montana, i suoi abitanti, i giovani che lasciano la casa per andare a trovare miglior fortuna in città e il paese che vive un doloroso abbandono. Ricordi animati dai sentimenti che Sciamannini evoca nei personaggi principali del suo romanzo: il piccolo Marco e il forestiero Augusto, l'uno pieno di fantasie e con una grande voglia di apprendere, l'altro scrittore alla ricerca di se stesso, distanti per età ma simili nei sogni, con un comune desiderio di emanciparsi e con lo stesso amore per la scrittura. «Scrivere è conoscere se stessi si legge in un passo del libro - rischiando anche di ferirsi e dannarsi. E' l'opposto del trincerarsi dietro i silenzi... ...scrivendo, Marco aveva vissuto vite che non gli appartenevano, in quelle vite si era calato come un burattinaio con le sue maschere». Amicizie ed emozioni che segneranno indelebilmente la vita dei due e di tante altre persone dell'antico paese.«La scrittura è spesso un viaggio scrive nella prefazione Alida Nardini assessore alla scuola e all'università del comune di Terni - e questa volta una sorta di pellegrinaggio, dentro ricordi, emozioni, immagini che, anche quando non vissute in prima persona, sono diventate nel tempo, per vie diverse, pane di ognuno di noi, patrimonio collettivo, identità culturale del nostro popolo, fatto di contadini, di montanari, di valligiani, di pescatori». Un libro con un suo messaggio «di grande valori educativo - spiega la professoressa Nardini - dove gli abitanti di Morgiano si conoscono tutti e tutti si rapportano gli uni con gli altri; comunicano, anche quando si detestano o vengono alle mani. Il vivere di oggi è altra cosa, è individualismo, solitudine, spesso neanche desiderati, piuttosto subiti, per incapacità di entrare in contatto con quante circondala persona umana... la natura, gli animali, gli altri. E questo il nodo antica che vincola l'uomo: esserci per condividere o dolorosamente percorrere una vuota, solitaria esistenza, all'insegna dell'inutilità».
LA DONNA DEL TRENO
TellusFolio.it - 12.06.2008
di
Pietro Pancamoleggi l'articolo
da:
www.tellusfolio.it/index.php?prec=/index.php&cmd=v&id=5942In un mondo come questo, che ci obbliga per necessità di cose a destreggiarci in continuazione fra questioni terrene (se non terra terra) e per sovrammercato impervie, quando l’agilità del coraggio inizia a logorarsi e decadere – senza più permetterci riparo – subito capiamo che il successo (vale a dire la realizzazione personale o nel lavoro) non è mica breve da raggiungere. Non è mica semplice. «Anzi», siamo costretti ad accorgerci ed esclamare d’un botto (peraltro assai rovinoso), «la vita e il collasso in verità coincidono!».Ecco allora i personaggi di Fiorella Soldà – ossia quelli riuniti nei tre racconti lunghi che compongono l’interessante raccolta La donna del treno – cedere stanchi sotto il peso della succitata e inevitabile autorivelazione dalla quale (brava com’è – in fondo – a dimostrare la perfetta, oliata inutilità d’ogni sforzo o tentativo) si generano automaticamente – a seguito dei crolli e rese, cui i protagonisti delle novelle non sanno, non devono sottrarsi – narrazioni soffuse di sconfitta, che ci presentano gallerie di maschi (potenti ma giocherelloni), ritratti puntualmente come drappelli d’inermi in armi, ben decisi a ripiegare sistematicamente sul sorriso ad oltranza della frivolezza esistenziale, pur di non lanciare sfide troppo esplicite ai rigori della sorte.Invece le figure femminili non si tirano certo indietro e – dopo aver scagliato le proprie intere energie (in occasione già dell’infanzia, della giovinezza, degli studi e della carriera professionale) contro habitat sociali poco propensi alle donne e pronti a soffocarle – colgono sulla sconfitta vittorie belle e apparenti. Però alla fine, o meglio sempre, ritrovano la disperazione con violenza e all’improvviso, elevandosi così a simbolo patente, e spiegazione, di come gli eventi traumatici producano un destino saltuario, che a volte si eclissa lasciando gli individui e le loro vicende in balia della sofferenza (estremamente ingiusta – di norma – e più cieca ancora della fortuna).Può una simile condizione d’emergenza e dolore suscitare indifferenza? No. Spingerà piuttosto ad affermare: «Forse anche Dio vuole per sé un po’ di libero arbitrio... Per questo non ascolta le nostre preghiere».
IL RAGAZZO CHE SOGNAVA DI GIOCARE AL CURI
Il Messagero - Umbria - 04.02.2008
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Vannini e Nofri per un libro che volaPERUGIA Alla presenza degli ex grifoni Fabrizio Nofri e Franco Vanniní, è stato presentato ieri nella sala Fiume di Palazzo Donini a Perugia il libro di Nicola Mucà " Il ragazzo che sognava di giocare al Curi» (editrice Morlacchi), la storia di un tifoso del Perugia che racconta la sua vita legata alle vicende del Grifo. La prima edizione del libro (che contiene la postfazione di Cadetto Mazzone più un dvd con foto e interviste a Nofri, Fabbri, Cosmi, Cornacchini e Matrecano) è andata esaurita.
LA BALLATA DEL SI DICE...
Specchio economico - 01.02.2008
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Una ballata, quella del si dice, da ballare e da leggere. AI femminileLa ballata del si dice... Identità e memorie nella cultura postmodernaSi potrebbe dire che tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino nel descrivere il libro di queste tre signore, Maria Caterina Federici, Igea Frezza e Fiorella Soldà, «La ballata del si dice... Identità e memorie nella cultura postmoderna», nel quale emergono pulsioni umane dall'analisi dei proverbi agresti di tutti i tempi. Ci lascia lo zampino la femminilità, che è eterna lotta tra il bene e il male, e la declinazione delle generazioni che, tramandando detti, tramandano dolori ed esperienze per farne tesoro. E un tesoro, infatti, è questo volumetto che si aggiunge al patrimonio di cultura che viene rivendicato, lo stesso che fa ricordare all'uomo le proprie origini nel ritualizzare gli eventi negativi del vivere per sdrammatizzare la morte, nel riconoscere il gruppo e la comunità, nel perdere se stesso. Per questo le tre autrici l'una professoressa ordinaria di Sociologia all'Università degli Studi di Perugia e già autrice di decine di libri, l'altra impepata nella conservazione delle tradizioni di Amelia, la terza insegnante di lingua francese nei licei e scrittrice si confrontano in questo testo come tre amiche colte che ammettono la saggezza della vecchiaia e dell'esperienza soprattutto quella del contadino umbro e pure la paura di veder scorrere gli anni senza trovare il tempo di ringraziare il passato per quanto di prezioso ogni singolo contadino ha lasciato sull'amore e sul (non)senso del dimenticare. Proverbio dopo proverbio.
IL CINEMA A PEZZI
Il Giornale dell'Umbria - 13.01.2008
di
Danilo Nardonileggi l'articolo
Intervista al antico cinematografico. In libreria il suo ultimo libi che offre una panoramica del settore."Il cinema italiano è in grande crisi"PERUGIA Ci sono pezzi di cinema raccontati e non necessariamente legati fra di loro, ma che pagina dopo pagina si ricompongono per dare piena visione complessiva del cinema italiano contemporaneo. C'è inoltre un cinema a pezzi, molto più difficile da ricomporre. Sono le due facce del nuovo libro di Fabio Melelli, uscito da poco in libreria per i tipi di Morlacchi Editore. Quella che prevarica, già dalla scelta del titolo "Il cinema a pezzi" e non "pezzi di cinema" è la seconda.E' chiara dunque per Melelli l'intenzione di mettere insieme divagazioni sul cinema, ma con la voglia di andare a fondo delle questioni che lo riguardano. Lo fa con la competenza e una freschezza di racconto che solo una penna che sa e conosce veramente questa materia può fare.Il libro del critico cinematografico perugino, conduttore anche dell'originale trasmissione "Storie del cinema" che va in onda periodicamente sull'emittente televisiva umbra Tef Channel raccoglie alcuni suoi articoli pubblicati nel corso degli ultimi anni per il quotidiano L'Indipendente, oltre a una serie di saggi inediti. E da questi articoli, saggi, testi per conferenze e lezioni viene fuori un quadro, un mosaico di interventi dai quali si può evincere la nostalgia per un cinema che va scomparendo "a favore di nuove prospettive evolutive non necessariamente entusiasmanti".Ai ritratti di celebri cineasti italiani e stranieri, come i registi Alberto Lattuada e Sergio Leone, il produttore Peppino Amato, gli attori Tomas Milian e Monica Bellucci, si affiancano tra le altre, le ricognizioni di generi di grande successo come il poliziottesco, il peplum e il western all'italiana, nella convinzione che solo dal passato il cinema italiano può trarre quella forza artistica e produttiva che gli permetterebbe ancora oggi di essere leader nel mercato mondiale.Melelli, già autore, da solo o con altri, di quindici volumi dedicati al cinema, con questa sua nuova fatica affronta dunque una molteplicità di argomenti, affrescando una visione coniplessiva del cinema italiano contemporaneo, stretto tra una fiction televisiva "inguardabile e spesso insulsa" e un cinema hollywoodiano "troppo spesso piegato ai soli termini mercantili". Sono numerosi gli spunti a cui si presta questo libro, che permettono di rivolgere all'autore alcune domande.In copertina troviamo un'immagine sicuramente molto indicativa, del 1916, quella di Mary Pickford con una macchina da presa. Lei infatti, insieme a Charlie Chaplin e altri cineasti dell'epoca, era tra quelle persone che decisero di fondare la United Artists, nell'intento di promuovere un cinema che si discostasse dall'industria hollywoodiana. Arrivando ai gioini nostri, perché il cinema fa ancora difficoltà a liberarsi dir questa "gabbia"? Chi sono, se ci sono, i Chaplin o le Pickford di oggi?"Purtroppo di geni nel mondo del cinema se ne vedono sempre meno, ciò non toglie che anche nel cinema americano riescano a emergere autori non allineati alle pure logiche del mercato. Ma non è un caso che Woody Allen abbia realizzato i suoi ultimi film in Europa e registi corde Martin Scorsese si vedano brutalmente tagliati e rimontati i loro film, privati del cosiddetto "Final Cut", ovvero del controllo assoluto della copia definitiva. Che dire poi di quei cineasti autenticamente indipendenti come De Palma, Cimino, Romero, costretti all'inattività per lunghi anni?".Dopo la lettura di questo affresco sul cinema italiano contemporaneo, si può condividere il fatto che "il cinema è a pezzi", modificando leggermente il titolo che hai scelto. Indichi tra i responsabili, oltre al peso commerciale del cinema hollywoodiano, anche quella specie di cinema che sono le troppo spesso inguardabili fiction televisive. II cinema italiano è ormai solo questo?"Credo che siamo al termine di un processo irreversibile: la televisione, pubblica e privata, ha mutato e pervertito l'immaginario nazionale, impoverendolo oltre ogni misura. Piuttosto che sul cinema cosiddetto impegnato e di denuncia, si è preferito, anche politicamente, investire su un prodotto consolatorio, le cui strutture narrative sono state mutuate acriticamente dagli Stati Uniti. Il lieto fine, l'edulcorazione dei contesti sociali e uno schematico manicheismo sono diventati i punti cardine della fiction, che è inguardabile non solo perché ripetitiva e prevedibile, ma anche perché sembra dimentica della grande tradizione del nostro cinema, tradizione che discende direttamente dalla nostra grande arte rinascimentale. Sul piccolo schermo tutto viene sacrificato alla piena visibilità: non ci sono più le ombre, quindi non ci sono più sfumature psicologiche e la realtà non viene più restituita nelle sue ineliminabili ambiguità".Definisci quella degli anni '70 una cinematografia forte. Ci troviamo costretti a rimpiangere la personalità di registi, attori, caratteristi e produttori del passato. Parli infine di una "rivalutazione necessaria" del cinema del ventennio. Proprio oggi che, come dici, il cinema italiano si sta adagiando su stanchi prototipi, è possibile dal suo passato ritrovare la forza per salvarlo?"Negli anni Settanta, quando Hollywood non aveva ancora investito stilla virtualizzazione dell'immagine con il suo inevitabile correlato tecnologico, il nostro cinema poteva avere un respiro epico agganciandosi a modelli narrativi forti veicolati dalla maschera del genere. I nostri polizieschi, all'epoca bistrattati dalla critica, venivano venduti in tutto il mondo, perché parlavano un linguaggio universale, quello del mito. La commedia all'italiana, con il suo impasto di dramma e comicità, permetteva alla società nazionale di rispecchiarsi, evidenziando vizi e virtù di un popolo. Con la diffusione indiscriminata dei serial americani, il nostro immaginario è stato colonizzato siamo cresciuti con "Le strade di San Francisco" e "Happy Days"; preparandoci a diventare degli adulti che mangiano hamburger e vogliono vedere solo film americani trangugiando popcorn! Il cinema italiano così ha perso posizioni sui mercati, ritirandosi sul piccolo schermo e diventando penosamente autoreferenziale. La situazione è stata poi aggravata dalla "statalizzazione" del cinema, posto sotto il diretto controllo della politica con lo sciagurato sistema del finanziamento pubblico. Da quel momento si è iniziato a realizzare film non tanto destinati al pubblico, quanto a racimolare più soldi possibile per creare eserciti di cineasti organici di nessun valore. In questo la politica, quella con la p minuscola, ha un'enorme responsabilità. La 'rivalutazione del cinema del ventennio' da questo pulito di vista, deve essere letta anche come una provocazione: era forse più libera dai condizionamenti politici la cinematografia di una dittatura, come quella fascista, che quella di una democrazia 'clientelare' come la nostra!".Quest'anno sembra ci sia stato il record di biglietti strappati, soprattutto grazie ai film italiani. Che tipo di segnale è?"Un segnale preoccupante... Perché purtroppo coincide con il pulito più basso toccato dal cinema italiano negli ultimi anni. I prodotti commerciali che vengono premiati dal botteghino sono infatti di una qualità desolante, tristi cloni di una comicità para televisiva che da un lato raccoglie consensi e dall'altro impoverisce il panorama culturale nazionale rendendolo succube degli immaginari altrui. Anche i cosiddetti film d'autore licenziati dal nostro Paese, improntati spesso agli ipocriti canoni del politicamente corretto, hanno difficoltà a essere esportati con successo nei festival più importanti; protetti in patria dal favore degli 'opinion maker' vengono giustamente valutati quali mediocri pellicole all'estero".
IL RAGAZZO CHE SOGNAVA DI GIOCARE AL CURI
Il Giornale dell'Umbria - 20.12.2007
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Un romanzo in biancorossoEcco "Il ragazzo che sognava di giocare al CuriPERUGIA Un romanzo legato al Perugia che aiuta a ritrovare la voglia di sognare. Sarà presentata stamattina presso la sala stampa del "Curi" l'ultima uscita della Morlacchi Editore, "Il ragazzo che sognava di giocare al Curi", opera dell'avvocato Nicola Mucci.Romanzo in cui il protagonista racconta la sua storia partendo dal sogno di calzare gli scarpini bullonati e indossare la maglietta della squadra del cuore, il Perugia, arrivando alla realistica prospettiva di struggersi seduto sulle gradinate di cemento dello stadio Curi. In mezzo, tra un campionato e l'altro, la cronaca della vita ordinaria di un tifoso del Grifo, storia che va ben oltre la linea di fondo campo. Il volume, con postafazione di Carlo Mazzone, è corredato da un dvd contenente interviste inedite a Cosmi, Comacchini, Fabbri, Matrecano e Nofri, oltre ad una ricca galleria fotografica (con scatti di Roberto Settonce) e registrazioni dal vivo dei cori dei tifosi della Curva Nord.
IL RAGAZZO CHE SOGNAVA DI GIOCARE AL CURI
Il Corriere dell'Umbria - 20.12.2007
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Il libroC'è ancora chi sogna di giocare al CuriPERUGIA "Poggiai il pesante borsone sulla panca di legno. Con delicatezza, usando l'attenzione che si riserva a una preziosa reliquia, a un importante reperto archeologico o a un raro gioiello. Ero emozionato". E' questo l'incipit del libro "Il ragazzo che sognava di giocare al Curi", scritto da un tifoso giornalista avvocato scrittore emergente: Nicola Mucci. E' un romanzo sulla vita di un tifoso del Grifo che vive le sue emozioni e la sua vita attraverso le vicende del Grifo. Diversi i protagonisti, gli ex grifoni che hanno prestato i propri ricordi a Mucci. Da Coseni a Matrecano, da Fabbri a Cornacchini, passando per Fabbri. Post fazione eli Mazzone. Con il libro c'è anche un dvd con un viaggio nel mondo del Perugia, dagli spogliatoi alla Curva sentendo l'odore dell'erba ciel Curi. La casa editrice è la "Morlacchi".
I GOVERNI DI PERUGIA DALL'UNITà ALLA REPUBBLICA
Il Giornale dell'Umbria - 14.12.2007
di
Francesco Castellinileggi l'articolo
In libreria l'ultimo lavoro di Armando Alberati dedicato alle amministrazioni perugine dal 1859 al 1944Perugia dall'Unità alla RepubblicaII meticoloso lavoro di ricerca dello storico fornisce un quadro unico e dettagliatoIn libreria "I Governi di Perugia dall'Unità alla Repubblica", (XIV giugno 1859 XX giugno 1944), di Armando Alberati, per i tipi diMorlacchi Editore, 18 euro.A tre anni di distanza dalla seconda edizione, ampliata, del suo fortunato lavoro "Governo democratico a Perugia", che comprende il periodo che va dal 1946 al 2003, Armando Alberati ha condotto a termine un'altra imponente ricerca sulle amministrazioni comunali perugine dall'Unità d'Italia alla Repubblica.Con questo volume di 180 pagine, l'autore viene a completare la ricerca sugli amministratori che si sono succeduti al Governo della città di Perugia partendo dal Governo provvisorio della Insurrezione del 14 giugno 1859 per giungere alla Liberazione del 20 giugno 1944.Anche questo terzo lavoro è il frutto di una ricostruzione accurata che ha lo scopo di fornire materiale utile a chi volesse, per interesse storico o anche semplicemente per la curiosità di capire le vicende politiche e amministrative della propria città, ripercorrere l'evoluzione politico amministrativa del Comune attraverso gli uomini che lo hanno guidato.In queste pagine sono contenuti centinaia e centinaia di nomi. A Perugia in questo periodo vengono anche personaggi importanti della vita politica nazionale: alcuni come amministratori, come Gioacchino Napoleone Pepoli nel 1860, altri solo per visitarla, come Benito Mussolini negli anni Trenta. La città ha avuto anche un sindaco inglese, Evelino Waddington e Alberati ricorda che qui ha sempre esercitato un ruolo importante una istituzione come la massoneria, ma vi sono stati anche vescovi che sono diventati papi, come Mons. Gioacchino Pecci, divenuto Leone XIII.Perugia ha dato cittadinanza onoraria a Cavour, ma anche a Mussolini e ai Quadrumviri del fascismo. Di tutto questo e di altro ancora si parla in questo volume che contiene anche l'elenco di tutti i prefetti di Perugia e dell'Umbria. Pagine ricche di storia. Perché a saperle leggere, c'è molto di più di un semplice elenco di gonfalonieri, sindaci, podestà, assessori e consiglieri comunali. C'è la sua modernizzazione, il suo star dentro ai grandi processi dell'Italia negli ottant'anni che separano l'Unità, nata dai grandi ideali risorgimentali, dalla Liberazione, figlia di altri grandi ideali che guidarono la Resistenza.In questo terzo e ultimo lavoro Alberati fa anche di più, si concede il vezzo e la responsabilità di esprimere brevi considerazioni su alcuni temi e personaggi, senza trascurare accenni frequenti al "carattere" dei perugini: persone tranquille ma nel contempo "tignose" e caparbie nei loro convincimenti, pacifici, ma anche capaci di dar vita, nel solo decennio 1879 1889, a quasi 2.800 duelli.Insomma ce n'è abbastanza perché il libro, corredato da un vasto e originale apparato fotografico, sia destinato a ricevere una buona accoglienza da parte dei lettori e anche, perché no, da parte degli attuali amministratori comunali, che potranno trovarvi molti spunti di riflessione e di stimolo anche per l'oggi e per il domani.