Questo è un libro liberale. Può essere che lo stesso autore non ne sia perfettamente cosciente, ma è così. È liberale perché al suo centro ci sono l’uomo pericolante, sempre in procinto di «morire» e sempre consapevole di questo pericolo, e l’unico, perenne, mutevole, inesorabile nemico d’ogni libertà: il Potere.Nell’esergo del saggio introduttivo un filosofo a un tempo disconosciuto e «di moda» lo chiama dominio. Il liberale ha come mestiere lo smascheramento di tutte le forme e gli strumenti che il Potere s’inventa per dominare gli uomini. E non c’è dubbio che oggi il Potere è nella tecnologia mediale. È inutile dilungarsi su tutti i danni visibili, e non, della società mediatica, lo fa l’autore e noi lo seguiamo volentieri. Egli fa bene a mettere ordine in tutta la vastissima letteratura critica, e fa bene anche a pervenire a giudizi radicali che salvano ben poco di questa svolta epocale. La radicalità qui è salutare, perché costringe il lettore all’attività desueta del pensare e lo mette di fronte alle sue responsabilità residue. Ercolani, nel dibattito ormai annoso ma mai superato tra apocalittici e integrati, si situa decisamente nel primo campo, anche se cerca in qualche modo di districarsene ed è ben consapevole del pericolo che una critica totale, spesso involontariamente, può scivolare in un cupo disarmo del pensiero e incentivare un parallelo elogio di un’inesistente età dell’oro alle nostre spalle…(Dalla Prefazione di Enzo Marzo)
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