Il totalitarismo costituisce una delle principali categorie della storiografia e del pensiero del Novecento. Sebbene il suo uso sia stato particolarmente in auge negli anni della guerra fredda, tale categoria ha continuato (e continua tutt’oggi) ad essere correntemente utilizzata nelle accezioni più diverse, non senza suscitare accese polemiche. Ma essa conserva ancora una sua validità nel mondo contemporaneo? E se sì, quali possono essere la sua funzione e il suo valore in sede critica? Attraverso il pensiero di autori quali Hobbes, Rousseau, Hegel, Jünger e Schmitt, vengono posti in questione criticamente i complessi rapporti tra Stato, guerra totale e totalitarismo, in una prospettiva tesa alla comprensione della decisiva relazione fra polemos totale e polis. Exemplum di tali dinamiche è un regime solitamente escluso dal registro ufficiale dei regimi totalitari istituito dalla critica dominante, il franchismo. L’intreccio di guerra coloniale e guerra civile, all’interno di una guerra totale quale la guerra civile spagnola (esemplare di tale conflitto è l’utilizzo da parte dei franchisti di truppe coloniali marocchine, e musulmane, all’interno della guerra civile presentata come Cruzada cristiana), e il carattere pienamente politico (non di mera dittatura militare) del regime franchista, ne inscrivono una fase decisiva e prolungata nel tempo all’interno del totalitarismo, la cui categoria necessita di un ripensamento complessivo. Tale categoria, guardando oltre se stessa, permette al contempo di scorgere, in regimi anche sensibilmente diversi da quelli propriamente totalitari, aspetti di inquadramento e di irreggimentazione soft, ma non per questo meno inquietanti, e che impongono la massima attenzione nella società contemporanea.
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